Riassunto: aree corticali frontali e prefrontali svolgono un ruolo primario nella regolazione dei processi attentivi, prerequisiti ad attività cognitive e comportamentali quali l’apprendimento, la memoria, l’astrazione, il giudizio, la previsione e la progettazione. In ipnosi, si rileva l’alterazione globale dell’attività corticale, associata alla variazione funzionale dei sistemi di controllo e di supervisione dell’attenzione, indicatori di maggiore flessibilità cognitiva, con conseguente restringimento del campo di realtà e modificazione dello stato di coscienza. Nell’articolo sono descritte le interazioni, anatomiche e funzionali, di circuiti neurali, differenti ed integrati, che presiedono alla funzionalità delle strutture cognitive di controllo dei processi attentivi nella fenomenologia dell’ipnosi.

Funzioni esecutive e ipnosi

Si può ipotizzare che l’attenzione sia l’elemento unificante tra le strutture cerebrali tronco encefaliche, ad esempio la sostanza reticolare, responsabile dello stato di allerta, quelle sottocorticali, talamiche e limbiche, deputate all’orientamento dell’attenzione guidata dallo stimolo e quelle corticali proprie dell’attenzione “volontaria”. Il controllo esecutivo si occupa di tale funzione integrativa, direzionando il comportamento individuale alla coerenza e riducendo le possibili conflittualità inibenti la risposta per stimoli ambigui, come evidenziato dall’effetto interferenza nel test di Stroop (Posner e Girolamo, 1998).

Una prova dell’esistenza di questo meccanismo supervisore, è la sensazione, che possiede ogni individuo, di avere il controllo delle proprie azioni e dei propri pensieri. Il controllo esecutivo risiede anatomicamente nelle aree prefrontali ed agisce attraverso un circuito triangolare costituito da corteccia frontale, talamo e corteccia parietale ed è modulato dall’attività tonica inibitoria esercitata dal gangli della base, che sono parte del sistema limbico, sul talamo.

Schema di un circuito triangolare reciproco, che connette un sito del controllo dell’attenzione, con uno dell’espressione dell’attenzione. L’ombreggiatura nei rettangoli rappresenta i livelli di attività all’interno di una colonna corticale (scuro è alta, bianco è attività vicino a zero). I nuclei talamici che servono le colonne frontali sono tonicamente inibiti dalle fibre che provengono dai gangli della base (BG); qui l’assone dei gangli della base (BG) è mostrato essere disinibito (da fibre che provengono da altre aree cerebrali), in modo che le cellule del talamo possano aumentare l’attività nella colonna corticale frontale (LaBerge, 2000).

L’osservazione clinica degli effetti delle lesioni frontali sul comportamento individuale, come l’incoerenza, la perseverazione, il deficit nella pianificazione e nella programmazione, è una ulteriore evidenza che contribuisce ad allocare il controllo esecutivo nel lobo frontale (Posner e  DiGirolamo, 2000). Tali evidenze cliniche, che chiamano in causa il ruolo del controllo esecutivo e la dissociazione dalle altre aree corticali e sottocorticali, provengono anche da studi neuropsicologici di compiti cognitivi simultanei e conflittuali. Nel già citato, test di Stroop, ad esempio, il colore della parola e il significato della parola entrano in conflitto e la risoluzione implica l’attivazione della corteccia cingolata anteriore (Posner e Girolamo, 1998). Il controllo esecutivo, in soggetti con alta suscettibilità ipnotica, modula la propria funzionalità, durante la suggestione post-ipnotica (Gruzelier, 2006).

Un lavoro di Farvolden e Woody sul ruolo dell’esecutivo centrale in ipnosi, ha aggiunto evidenze scientifiche all’ipotesi del funzionamento attenuato dei lobi frontali. Lo studio ha comparato le prestazioni di soggetti con alte e con basse capacità ipnotiche, in compiti di memoria sensibili al funzionamento dei lobi frontali, come il richiamo libero, l’interferenza proattiva e l’amnesia della fonte, con prestazioni degli stessi soggetti in compiti di memoria che non richiedevano il funzionamento dei lobi frontali, sia in ipnosi che in veglia. I soggetti altamente ipnotizzabili, hanno mostrato prestazioni peggiori nei due tipi di compiti, sia in ipnosi che in veglia.

Gli autori inoltre hanno rilevato che l’attivazione della corteccia cingolata anteriore e delle aree frontali dorso laterali, che compare anche in compiti interferenti, non si registra quando la prestazione viene automatizzata e non è più necessario il controllo attentivo (Farvolden e Woody, 2004). L’attivazione della corteccia anteriore del cingolo, appare anche interrelata alla percezione soggettiva dell’esperienza nocicettiva. Uno studio di Rainville et al., ha previsto che soggetti ipnotizzati fossero suggestionati ad esperire maggiore o minore dolore, rispetto alla somministrazione di uno stesso stimolo. Gli autori, hanno rilevato tramite la PET come l’ipnosi influenzava i circuiti neurali implicati nella elaborazione degli stimoli dolorifici. Dai risultati è emerso che i soggetti che riferivano una sensazione di maggiore dolore, avevano una maggiore attivazione della corteccia cingolata, senza attivazione della corteccia somato-sensoriale per lo stesso dolore percepito (Rainville, Duncan, Price, Carrier, Bushnell, 1997).

La percezione di stimoli dolorifici sia in ipnosi che in veglia, attiva nella stessa misura le aree sensoriali e del cingolo anteriore, mentre la suggestione ipnotica attiva solamente le aree relative al cingolo anteriore, soprattutto per una induzione di spiacevolezza. L’attivazione del giro del cingolo con suggestione ipnotica potrebbe dipendere dal conflitto generato tra la presentazione dello stimolo e la suggestione a percepirlo con una connotazione affettiva diversa, creando una dissonanza tra realtà percepita e realtà ipnotica. Questi dati suggeriscono interessanti interazioni tra il controllo della cognizione e dell’affettività e tale ipotesi trova riscontro nel significativo coinvolgimento della corteccia del cingolo nella elaborazione della componente affettiva dello stimolo e nella risoluzione di stimoli ambigui.

A tale proposito, Derbyshire et al., hanno dimostrato che, un dolore indotto dallo stimolo reale e in ipnosi attiva lo stesso gruppo di aree cerebrali, ovvero, talamo, giro del cingolo, insula, regioni frontali e parietali (Derbyshire, Whalley, Stenger, e Oakley, 2004). Vermetten et al., hanno riscontrato che durante il ricordo di un evento traumatico vengono attivate aree corticali, ovvero talamo, giro del cingolo, ippocampo, amigdala e corteccia prefrontale, implicate anche nella fenomenologia ipnotica. Tutte le evidenze citate tendono a confermare che la mente umana sia costituita da circuiti differenziati ed  integrati e che la loro diversa attivazione in ipnosi sia anche strettamente connessa con la natura del compito ipnotico e con la natura della suggestione ipnotica. In condizione di suggestione ipnotica, infatti, risulta essere l’attivazione della corteccia cingolata anteriore a mediare la risoluzione di stimoli o compiti conflittuali, mentre in veglia tale funzione è demandata al circuito talamo-corticale, frontale e parietale, proprio dell’esecutivo centrale (Vermetten e Bremner, 2004).

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