Riassunto: aree corticali frontali e prefrontali svolgono un ruolo primario nella regolazione dei processi attentivi, prerequisiti ad attività cognitive e comportamentali quali l’apprendimento, la memoria, l’astrazione, il giudizio, la previsione e la progettazione. In ipnosi, si rileva l’alterazione globale dell’attività corticale, associata alla variazione funzionale dei sistemi di controllo e di supervisione dell’attenzione, indicatori di maggiore flessibilità cognitiva, con conseguente restringimento del campo di realtà e modificazione dello stato di coscienza. Nell’articolo sono descritte le interazioni, anatomiche e funzionali, di circuiti neurali, differenti ed integrati, che presiedono alla funzionalità delle strutture cognitive di controllo dei processi attentivi nella fenomenologia dell’ipnosi.

Supervisionee controllo dei meccanismi attentivi.

Il comportamento umano è governato dal raggiungimento di unaserie di scopi in sequenza, alcuni dei quali corrispondono al soddisfacimento di bisogni primari, altri corrispondono ad una lista, virtualmente infinita, diazioni complesse e di motivazioni. L’attività cognitiva di ogni persona apparequindi organizzata, momento dopo momento, intorno alla realizzazione di questi scopi e diversi fattori appaiono implicati nel dare priorità ad uno scopo specifico, in un preciso momento.

Il sistema di supervisione dei meccanismi attentivi è la funzione cognitiva deputata a selezionare lo stimolo rilevante in un dato contesto, preparando l’organismo alla risposta adeguata. L’attenzione infattisi occupa di selezionare l’input in entrata ed, in questa operazione, èorientata dalla salienza degli stimoli esterni, dal significato simbolico distimoli ad alta salienza, dai movimenti automatici di orientamento e da quelli volontari di selezione dello stimolo (Luck e Hillyard, 2000).

Diversi studi sperimentali dimostrano che le interconnessioni tra regioni della corteccia frontale e parietale, giocano un ruolo determinante nel guidare i comportamenti adatti ad uno scopo, mediando le informazioni sensorie provenienti dai nuclei talamici (Chelazzi e Corbetta, 2000).

Jamieson e Sheenan hanno rilevato una carenza in tutte lemisure relative al funzionamento dei meccanismi di supervisione dell’attenzionenei soggetti altamente ipnotizzabili ed un decremento della performance intutte le prove e tali risultati sono congruenti con l’ipotesi chel’assorbimento in ipnosi per i soggetti altamente ipnotizzabili, possa essereuna conseguenza di un controllo dell’attenzione, mediato dai circuiti anterioridella corteccia frontale, dissociato fisiologicamente. Nello specifico, inipnosi, soprattutto per i soggetti altamente ipnotizzabili, si assisterebbe aduna deconnessione momentanea e reversibile tra la corteccia prefrontale sinistra e la corteccia cingolata anteriore, deputata alla risoluzione dicompiti competitivi (Jamieson e Sheehan, 2004).

Soggetti in Ipnosi:

Altamente Ipnotizzabili

  • peggioramento nelle prestazioni in compiti che valutano le funzioni di supervisione dell’attenzione mediate frontalmente in ipnosi.
  • controllo dell’attenzione, mediato dai circuiti anteriori della corteccia frontale, dissociato fisiologicamente

L’attenzione può procedere fisiologicamente, sia in modo automatico, che volontario, in una modalità che seleziona l’input dal basso, bottom – up, o dall’alto, top – down e si può distinguere un aspetto diallerta, uno preparatorio e uno di mantenimento del fenomeno attentivo stesso.

Il mantenimento dell’attenzione, è necessario per compiti che richiedono un’attività prolungata nel tempo, come assaggiare un vino, ascoltare una musica ed ilprovare sentimenti ed appare assimilabile al processo di focalizzazione dell’attenzione che connota l’approfondimento della trance ipnotica (LaBerge,2000).

I meccanismi attentivi di “alto livello”, top – down, sonoallocati nelle aree frontali ed intervengono nel coordinare i processi cognitivi, regolando i circuiti neurali impegnati nelle diverse funzioni cognitive e proteggendo l’intero apparato cognitivo dal sovraccarico (Posner,1978).

L’elemento coordinatore delle interazioni del sistemaattenzionale è l’ “esecutivo centrale” (Baddeley, 1990), collocabilefunzionalmente ed anatomicamente, nelle aree frontali e prefrontali edassimilabile, al “sistema attentivo supervisore” (Bonato, 2003).

Fig. 7: Un esempio schematico di un circuito triangolare dell’attenzione, con l’espressione dell’attenzione nell’area parietale, il controllo dell’attenzione nell’area frontale (prefrontale e/o premotoria), e l’amplificazione dell’attività attenzionale nel nucleo talamico (pulvinar) che serve l’area parietale. Si assume che uno stimolo inatteso da prima sia implicato nell’iniziare una leggera attività parietale, considerata come espressione dell’orientamento; la prolungata attività parietale susseguentemente sostenuta (o iniziata e sostenuta) dal circuito triangolare del processo top-down è considerata come una espressione del controllo delll’attenzione (LaBerge, 2000).

Al fine di indagare ulteriormente il ruolo del sistema attentivoin ipnosi, Amir Raz, Fan J. e Posner M.I., hanno sottoposto in un protocollo sperimentale due gruppi di soggetti, rispettivamente ad alta e bassa ipnotizzabilità al test Stroop, in condizione di suggestione postipnotica, perverificare in quale modo, i circuiti che sostengono l’attenzione possono esseremodulati proprio dalla suggestione postipnotica.

Nel test di stroop si presentano al soggetto una serie di parole, ovvero nomi dicolori, scritte con colori diversi e si chiede al soggetto di pronunciare ilnome del colore con cui la parola è scritta. Il colore può essere congruo, oppure incongruo, con il nome del colore presentato ed in questo secondo casola latenza della risposta aumenta, perché il soggetto deve risolverel’incongruenza, effetto interferenza, prima di rispondere.

Gli autori, hanno fornito a tutti i soggetti la suggestione ipnotica che le parole presentate fossero in una lingua straniera, ipotizzando che questo avrebberidotto l’interferenza dovuta al significato della parola, per la sospensionedei meccanismi di controllo mediati frontalmente.

Dairisultati è emerso che l’ipotesi di partenza, ovvero la riduzione dell’effetto dell’interferenza, è stata verificata solo nei soggetti altamenteipnotizzabili, come se l’esecutivo centrale per risolvere l’incongruenza fossestato momentaneamente sospeso, disconnettendo la relazione neuronale tra aree frontali e giro del cingolo (Raz, Fan e Posner, 2005).

Soggetti in Ipnosi: (suggestione postipnotica)

Altamente Ipnotizzabili

  • riduzione dell’effetto dell’interferenza, verificata solo nei soggetti altamente ipnotizzabili
  • la sospensione dei meccanismi di controllo mediati frontalmente, esecutivo centrale per risolvere l’incongruenza momentaneamente sospeso disconnettendo la relazione neuronale tra aree frontali e giro del cingolo

L’intervento di una “memoria attiva” o di un “esecutivocentrale”, che risiede nelle regioni della corteccia parietale posteriore e della corteccia frontale e specificatamente prefrontale, appare implicata anche nel guidare deliberatamente l’attenzione verso uno scopo o una parte dello spazio. In particolare le regioni prefrontali appaiono particolarmente attive in compiti che richiedono l’utilizzo della working memory per un tempo sostenuto ed anche l’orientamento spaziale dell’attenzione appare un fenomeno complesso, in cui intervengono la corteccia parietale posteriore per la codificazione spaziale dello stimolo, la corteccia frontale per la pianificazione dell’esplorazione degli stimoli e la corteccia cingolata perl’orientamento allo scopo (Mesulam, 1981).

Le aree corticali prefrontali appaiono attivarsi nelle percezioni, immagini, idee, sentimenti e azioni ed il meccanismo di controllo dell’attenzione appare essere un circuito talamo-corticale che coinvolge nonsolo le aree corticali frontali, ma anche il talamo e le zone della corteccia parietale posteriore (Posner e DiGirolamo, 2000). Questo circuito può essere guidato dal basso, controllo sensorio, ovvero bottom-up, o dall’alto,top-down, ovvero corteccia prefrontale (LaBerge, 2000). Nello specifico, le aree prefrontali e i gangli basali attraverso la mediazione talamica, sembrano controllare alcuni aspetti dei meccanismi attentivi, ovvero, dove dirigere l’attenzione e con quale intensità (Liotti, Fox e La Berge, 1994).

Fig. 8: Diagramma schematico di un circuito triangolare reciproco che connette un sito del controllo dell’attenzione con un sito dell’espressione dell’attenzione. L’ombreggiatura all’interno dei rettangoli rappresenta i livelli di attività all’interno di una colonna corticale (scuro è alta, bianco è attività vicino a zero). I nuclei talamici che servono le colonne frontali sono tonicamente inibiti dalle fibre che provengono dai gangli della base (BG); qui l’assone dei gangli della base (BG) è mostrato essere disinibito (da fibre che provengono da altre aree cerebrali), in modo che le cellule del talamo possano aumentare l’attività nella colonna corticale frontale (LaBerge, 2000).

In conclusione, per molto tempo si è dibattuto sel’attenzione operasse ad un livello base, prima dell’elaborazione dell’informazione (early stage), oppure ad un livello successivo dell’elaborazione dell’informazione, mentre ora è chiaro che l’attenzione operasia a livello “periferico”, che a livello “centrale”, che negli stadi intermedi. Il processo attentivo infatti è coinvolto nei meccanismi di regolazione della working memory, come elemento coordinatore delle funzioni esecutive e svolge un ruolo importante anche nella selezione delle risposte comportamentali (Luck e Hillyard, 2000).

Le strutture anatomiche deputate al funzionamento dei meccanismi attentivi, sembrano in larga misura sovrapponibili ai circuiti cognitivi coinvolti nella elicitazione dello stato ipnotico. A tale proposito, un lavoro di P. Rainville et al. conferma che la corteccia cingolata anteriore, il talamo e le strutture mesencefaliche del tronco encefalo, sono coinvolte nella strutturazione dello stato ipnotico. Dallo studio emerge che il rilassamento ipnotico comporta un decremento dell’attivazione corticale, mentre l’assorbimento ipnotico si caratterizza per una alterazione della funzionalità, corrispondente ad aumento del flusso ematico e quindi a maggiore sforzo nelle zone corticali e sottocorticali deputate al controllo dei meccanismi attentivi. Queste osservazioni sono anche in linea con i cambiamenti fenomenologici, associati all’induzione dello stato di trance e riflettono, almeno in parte, anche la modulazione dell’attività delle aree corticali deputate alla regolazione della consapevolezza (Rainville, Hofbauer, Duncan, Bushnell, e Price,1999).

Funzioni esecutive e ipnosi

L’attenzione può, almeno in modo intuitivo, essere considerata come l’elemento unificantetra le strutture cerebrali tronco encefaliche, ad esempio la sostanza reticolare attivante, responsabile dello stato di allerta, con quelle sottocorticali talamiche e limbiche, che si occupano dell’orientamento dell’attenzione guidata dallo stimolo e delle componenti affettive e infine conquelle corticali, deputate all’attenzione, per così dire, volontaria.

Il controllo esecutivo si occupa di queste funzioni integrative, direzionando il comportamento individuale alla coerenza eriducendo le possibili conflittualità inibenti la risposta a stimoli ambigui,come evidenziato sperimentalmente nell’effetto interferenza del test di Stroop (Posner e Girolamo, 1998). La prova più significativa dell’esistenza di questo meccanismo supervisore, è la sensazione,che possiede ogni individuo, di avere ilcontrollo delle proprie azioni e dei propri pensieri. Il controllo esecutivo risiede anatomicamente nelle aree prefrontali ed agisce attraverso un circuito triangolare costituito da corteccia frontale, talamo e corteccia parietale ed èmodulato dall’attività tonica inibitoria esercitata dal gangli della base, che sono parte del sistema limbico, sul talamo. Il controllo esecutivo, in soggetti con alta suscettibilità ipnotica, appare sospendere la propria funzionalità,durante la suggestione post-ipnotica (Gruzelier,2006).

L’osservazione clinica degli effetti delle lesioni frontali sul comportamento individuale, come l’incoerenza, la perseverazione, il deficit nella pianificazione e nella programmazione, è un ulteriore evidenza che contribuisce ad allocare il controllo esecutivo nel lobo frontale (Posner e DiGirolamo,2000). Tali evidenze cliniche, che chiamano in causa il ruolo del controllo esecutivo e la disconnessione dalle altre aree corticali e sottocorticali, provengono anche da studi neuropsicologici di compiti cognitivi simultanei e conflittuali. Nel già citato, test di Stroop, ad esempio, il colore della parola e il significato della parola entrano in conflitto e la risoluzione implica l’attivazione della corteccia cingolata anteriore (Posner e Girolamo, 1998).

Un lavoro di Farvolden e Woody sul ruolo dell’esecutivo centrale in ipnosi, ha aggiunto evidenze scientifiche all’idea che all’ipnosi si associ un funzionamento attenuato dei lobi frontali. Lo studio ha comparato le prestazioni di soggetti con alte e conbasse capacità ipnotiche, in compiti di memoria sensibili al funzionamento dei lobi frontali, come il richiamo libero, l’interferenza proattiva e l’amnesia della fonte, rispetto alle prestazioni degli stessi soggetti in compiti di memoria che non richiedono il funzionamento dei lobi frontali, sia in ipnosiche in veglia. Dalle conclusioni è emerso che i soggetti altamente ipnotizzabili, mostrano prestazioni peggiori nei due tipi di compiti, sia inipnosi che in veglia.

Soggetti Altamente Ipnotizzabili in Veglia e in Ipnosi

  • Difficoltà in compiti di memoria sensibili al funzionamento dei lobi frontali

Tab 5: Farvolden e Woody, 2004.

Gli autori inoltre hanno rilevato che l’attivazione della corteccia cingolata anteriore e delle aree frontali dorso laterali, che appare evidente anche incompiti interferenti, non si registra quando la prestazione viene automatizzata e non è quindi più necessario il controllo attentivo. In compiti di detezione dell’errore, ad esempio, si assiste ad una maggiore attivazione della corteccia cingolata che appare correlata quindi alla consapevolezza del comportamento programmato (Farvolden e Woody, 2004).

L’attivazione della corteccia anteriore del cingolo, appare anche interrelata alla percezione soggettiva dell’esperienza nocicettiva. Uno studio di Rainville et al., ad esempio, ha previsto che soggetti ipnotizzati fossero suggestionati ad esperire maggiore o minore dolore rispetto ad una esperienza nocicettiva rispetto alla somministrazione dello stesso stimolo. Gli autori hanno studiato tramite PETcome l’ipnosi poteva influenzare i meccanismi neurali implicati nella elaborazione degli stimoli dolorifici e dai risultati è emerso che i soggetti che riferivano una sensazione di maggiore dolore, avevano una maggiore attivazione della corteccia cingolata, senza attivazione della corteccia somato- sensoriale per lo stesso dolore percepito (Rainville, Duncan, Price, Carrier,Bushnell, 1997).

Queste evidenze lasciano supporre che la corteccia cingolatae le aree dorsolaterali prefrontali, rappresentino una parte anatomica dell’esecutivo centrale (D’Esposito, 1995), quando il compito viene automatizzato e presumibilmente anche in stato di ipnosi. La percezione distimoli dolorifici sia in ipnosi che in veglia, attiva nella stessa misura le aree sensoriali e del cingolo anteriore, mentre la suggestione ipnotica attiva solamente le aree relative al cingolo anteriore, soprattutto per una induzione di spiacevolezza. L’attivazione del giro del cingolo con suggestione ipnotica potrebbe dipendere dal conflitto generato tra la presentazione dello stimolo presentato in situazione base e la suggestione a percepirlo con una connotazione affettiva diversa, creando una dissonanza tra realtà percepita e realtà ipnotica. Questi dati suggeriscono interessanti interazioni tra il controllo della cognizione e dell’affettività e tale ipotesi trova riscontro nel significativo coinvolgimento della corteccia del cingolo nella elaborazione della componente affettiva dello stimolo, considerando che, come è stato già descritto, l’attivazione del giro del cingolo è presente in compiti in cui il soggetto deve risolvere una ambiguità. A tale proposito, Derbyshire et al.,hanno dimostrato che, un dolore indotto dallo stimolo reale e in ipnosi attivavano lo stesso gruppo di aree cerebrali, ovvero, talamo, giro del cingolo, insula, regioni frontali e parietali (Derbyshire, Whalley, Stenger, eOakley, 2004) e Vermetten et al., hanno riscontrato che durante il ricordo diun evento traumatico vengono attivate aree corticali, ovvero talamo, giro delcingolo, ippocampo, amigdala e corteccia prefrontale, implicate anche nella fenomenologia ipnotica.

In conclusione, tutte queste evidenze tendono a confermare come la mente umana sia costituita da circuiti differenziati, ma integrati ecome la loro diversa attivazione in ipnosi sia strettamente connessa con la natura del compito ipnotico e con la natura della suggestione ipnotica. In condizione di suggestione ipnotica, infatti, risulta essere la maggiore attivazione della corteccia cingolata anteriore che media la risoluzione distimoli o compiti conflittuali e competitivi, funzione che in veglia è demandata invece al circuito talamo-corticale, frontale e parietale, propriodell’esecutivo centrale (Vermetten e Bremner, 2004).

InterazioniAnatomiche e Fisiologiche.

Le neuroscienze cognitive hanno ragionevolmente stabilito che il cervello umano, sia un insieme di circuiti neuronali codificanti funzioni differenti, in modo specifico ed integrato, che la mente può essere considerata come il prodotto di un gruppo di funzioni cerebrali e che l’attività elettrica e quella chimica del cervello, possono essere poste alla base delle complesse manifestazioni cognitive e affettive che caratterizzano il comportamento. Ogni area del cervello è specifica per alcune funzioni, anche se, ogni funzione, che sia di natura motoria, sensitiva o mentale segue più di una via nervosa e sipuò ragionevolmente affermare, che non esiste un unico meccanismo attentivo,bensì dei sistemi attenzionali, con differenti funzioni (Raz, 2005).

Fig. 9: Il circuito talamo-corticale, virtualmente, di tutte le aree corticali. Fibre afferenti (ad esempio, dalla corteccia frontale) fanno sinapsi sui dendriti della cellula di contatto “relay” in prossimità del soma e gli assoni delle cellule in contatto “relay” proiettano principalmente agli strati mediali di una colonna corticale. Le fibre dallo strato 6 della colonna corticale fanno sinapsi principalmente sui dendriti distali delle cellule di contatto “relay” (LaBerge, 2000).

Ogni emisfero è in rapporto con la metà controlaterale del corpo e i due emisferi non sono simmetrici ed equivalenti, ma mostrano un’asimmetria funzionale, anatomica ed una diversa specializzazione, analitica il sinistro eglobale il destro. I due emisferi sono inoltre suddivisi in lobo frontale, specializzato per programmare ed eseguire il movimento, lobo parietale per la percezione delle sensazioni somatiche, lobo occipitale per la visione e lobo temporale per l’udito e isistemi attentivi contribuiscono a regolarne.

Il ruolo dei lobi frontali, sarebbe proprio quello di trasformare le memorie integrandole in una struttura narrativa coerente elesioni in queste aree possono produrre, oltre che un deficit delle funzioni esecutive, anche gravi disturbi nelle strutture narrative delle memorie personali. Pazienti con difficoltà nel focalizzare l’attenzione sui dettagli di uno stimolo mostrano un danno nella zona temporo-parietale sinistra, mentre pazienti con difficoltà nel concentrarsi sulla globalità di una scena, possono avere danni alla corteccia temporo-parietale destra. Le connessioni tra le aree frontali e parietali dell’emisfero destro, appaiono necessarie per il mantenimento dello stato attentivo definito di allerta e le connessioni tra zone frontali e cortecciasono deputate alla risoluzione dei conflitti (Posner, 2004). La corteccia prefrontale costituisce più della metà del lobo frontale. E’ particolarmente sviluppata nell’uomo, ha connessioni reciproche con virtualmente tutti i sistemisensoriali e motori, sia corticali che sottocorticali, è connessa con le strutture mesencefaliche e limbiche e non presenta connessioni dirette con le aree motorie e sensoriali primarie, ma solo con le aree associative.

La zona corticale prefrontale, ha accesso ad una ampia varietà di informazioni interne ed esterne all’organismo ed opera una sintesi allo scopo di regolare numerosi processi mentali e comportamentali. Le aree prefrontali appaiono inoltre deputate a selezionare, organizzare e sintetizzare, secondo un principio direttivo, le informazioni ricevute in modo discontinuo nel tempo e fondamentali per l’apprendimento, la memoria e l’astrazione, oppure che devono essere rievocate e ordinate traendole dalla memoria, ad esempio nel giudizio. La funzionalità prefrontale si occupa anche di rendere le esperienze trascorse utilizzabili al momento in cui le circostanze impongono nuove forme di pensiero e di comportamento, ad esempio nell’inventiva e nell’inibizione, nella previsione, nella valutazione e nella progettazione. Quando queste funzioni vengono meno, l’orizzonte di autoconsapevolezza e l’autonomia decisionale siriducono. La corteccia prefrontale media anche l’associazione coerente tra comportamento ed emozione,infatti, i pazienti frontali esperiscono il livello emotivo provocato da una situazione, ma falliscono nell’associarvi il comportamento opportuno (Damasio,1994).

Glistati mentali definiti comunemente come stati alterati di coscienza, fra cui l’ipnosi, sono determinati principalmente, ma non solo, da una di sregolazione transitoria dell’attività della corteccia prefrontale. Questa ipotesi poggia sustudi psicologici e neurofisiologici del sogno, della meditazione, dell’ipnosi,di trance naturalistica e di stati indotti da farmaci. La riduzione transitoria dell’attività corticale prefrontale sembra essere una caratteristica comune atutti gli stati alterati di coscienza e l’unicità fenomenologica di ogni singolo stato, sembra risiedere nell’autosufficienza differenziale di vari circuiti frontali (Dietrich, 2003). Questa alterazione funzionale transitoria della corteccia prefrontale, che, come abbiamo visto, ha connessioni reciproche con virtualmente tutti i sistemi sensoriali e motori, sia corticali che sottocorticali, si riverbera sul sistema limbico, formazione filogeneticamente antica, che influisce sulla vita affettiva ed emozionale, sulla memoria a breve termine e sulla regolazione delle risposte viscerali, in particolare quelle immediate, modulando le risposte di aggressività e di riconoscimento della paura, e sulle strutture sottocorticali come il giro del cingolo che si attivano nella risoluzione di conflitti di stimoli o compiti interferenti, il diencefalo, centro di relais delle informazioni sensorie e motorie ed infine le strutture tronco-encefaliche che si occupano dell’omeostasi dell’organismo.

In conclusione, durante l’ipnosi si assiste ad un’alterazione delle funzioni cerebrali, che producono cambiamenti in aree corticali diverse,con emersione funzionale delle strutture gerarchicamente inferiori, procedendo dal depotenziamento globale dell’attività corticale, alle alterazioni del circuito talamo-fronto-limbico, che si occupa dei processi attentivi di orientamento, alla focalizzazione dell’attenzione e fenomeni di abituazione sensoriale.

I soggetti altamente ipnotizzabili, mostrano una riduzione nell’orientamento ed una maggiore facilità di abituazione agli stimoli, cheappare associata alla inibizione del circuito fronto–limbico e lo stato di trance è collegato alla attivazione antagonista di due strutture sottocorticali, l’amigdala, che riduce la propria attivazione, rispetto alla corteccia ippocampale, che invece si attiva (De Benedittis e Sironi, 1988).

Indagando proprio la funzionalità delle strutture antomiche coinvolte nel processo ipnotico, Rainville et al, hanno confermato che la corteccia cingolata anteriore, il talamo e le strutture mesencefaliche deltronco encefalo, sono coinvolte nella strutturazione dello stato ipnotico. Nello specifico, il rilassamento ipnotico comporta un decremento dell’attivazione corticale, mentre l’assorbimento ipnotico si caratterizza per un aumento del flusso ematico, corrispondente a maggiore sforzo, in zone corticali e sottocorticali deputate al controllo dei meccanismi attentivi (Rainville,Duncan, Price, Carrier e Bushnell, 1997).

Fig. 10: Mappa dei correlati neurologici centrali implicati nella ipnosi (Carnevale, 2006).

Possibili Ricadute per la Clinica.

La mente può essere considerata come una sintesi esperienzialee concettuale di una realtà costituita da una pluralità di processi operanti adiversi livelli, organizzati gerarchicamente e coordinati da una modalità di processamento superiore. Sistemi biologici separati, costituiti da circuiti neurali differenti, ma interconnessi ed allocati in aree corticali e sottocorticali differenti, processano una mole di informazioni relative adambiti e livelli diversi, ovvero cognitivo, emotivo e viscerale, i quali possono essere anche attivati in modo dissociato. A tali strutture corticali e sottocorticali, indipendenti ed interagenti, corrispondono una serie di moduli mentali che elaborano una enorme mole di informazioni, anche ad un livello sottostante rispetto a quello della coscienza ordinaria. Tutte queste strutture appaiono integrate in una forma di percezione unificante, la mente conscia, che gestisce tali flussi informativi (Edelman, 1992). L’esperienza cosciente viene quindi generata in un aggregato integrato, formato da più sotto insiemi digruppi neurali (Edelman e Tononi,2000). La capacità di saperintegrare in maniera coerente cognizioni, percezioni e motivazioni, agganciandole all’esperienze pregressa, è un’operazione che la mente umana compie in continuazione, sotto il monitoraggio dell’esecutivo centrale, ovvero quel meccanismo cognitivo di controllo che trova la sua traduzione anatomica nei circuiti neurali allocati nelle aree frontali e che riceve afferenze e proietta efferenze, in altre aree cerebrali, corticali e sotticorticali. Lesioni a carico delle aree frontali producono infatti, oltre che un deficit dellefunzioni esecutive, anche gravi disturbi nelle strutture narrative dellememorie personali (Faglioni, 1995).

La trance ipnotica rappresenta uno dei prodotti possibili dell’indebolimento momentaneo e reversibile delle capacità integrative, caratterizzato dal processo dissociativo (Santoru, 2006). Nell’induzione ipnotica, infatti, nel passaggio dalla veglia allo stato di trance l’individuo esperisce la destrutturazione momentanea dello stato di coscienza ordinario e può avvertire delle sensazioni di spersonalizzazione, di irrealtà, dialterazione dello schema corporeo, associate a fantasie e immagini fugaci, tipiche dei fenomeni dissociativi.

La dissociazione è un processo spontaneo, geneticamente determinato, omeostatico ed adattativo, selezionato negli animali superiori dalla pressione ambientale e attivato dal pericolo, dal dolore e dal rilassamento. L’ipnosi e la dissociazione, hanno quindi in comune la modificazione dello stato di coscienza, in cui si verifica una perdita funzionale e reversibile delle capacità aggregative superiori, con conseguente disaggregazione tra espressioni implicite ed esplicite della memoria, della percezione e dell’azione (Ducci e Casilli, 2004). La dissociazione, come pure l’associazione, sono due processi che avvengono al di sotto della coscienza esono, anche essi, epifenomeni della funzionalità di complessi circuitisottocorticali.

Per quanto riguarda l’aspetto clinico, nello stato ipnotico,dunque, al cambiamento dello stato di coscienza, si associano cambiamenti fisiologici e comportamentali. L’ipnosi può essere considerata come il risultato della parziale sospensione della funzione integrativa conscia con la conseguente emersione di sub-routine affettive e comportamentali, archiviate a livello sottocorticale in moduli indipendenti. Inipnosi, le modificazioni delle sensazioni, delle percezioni, dei pensieri,della consapevolezza, della memoria e dei comportamenti, momentanee e funzionali, caratterizzate da uno stato di attenzione modificata e di particolare flessibilità cognitiva, si verificano in virtù di trattipersonologici e aspettative del soggetto contesto e dalla qualità della relazione con l’ipnotista (Ducci, 2004). Questo stato di coscienza, differente dal normale stato di veglia e da tutte le fasi del sonno, connotato da una particolare condizione psicosomatica, nel quale cisi aspetta che scaturiscano utili cambiamenti psicologici, neuroendocrini, metabolici ed in generale biologici, all’interno di una condizione relazionale particolare nella quale questi cambiamenti possano compiersi in sicurezza, viene utilizzato a fini terapeutici nell’ipnoterapia (Antonelli, 2005). Nello stato ipnotico coesistono quindi elementi neuropsicolgici, cognitivi, affettivi,emozionali e relazionali, come la creazione di un transfert e controtransfert positivo, di uno stato empatico e di una sincronia interattiva fra terapeuta esoggetto, ovvero, il rapport ipnotico, utilizzabili in forma terapeutica eall’induzione di uno stato di trance più profondo, corrisponde lo spostamento del fuoco dell’attenzione dal piano percettivo a quello emotivo, ovvero dalla realtà esteriore a quella interiore dell’individuo (Castelli e Rabboni, 2004). Il terapeuta, riconoscendo i segnali fisiologici della trance, può utilizzare un linguaggio metaforico e allegorico, per creare delle realtà ipnotiche nellequali l’individuo, attingendo alle proprie risorse profonde e agli apprendimenti esperienziali, sviluppa nuove associazioni.

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