Disturbo Somatoforme Indifferenziato

Se i pazienti con problemi somatoformi persistenti e ricorrenti non soddisfano pienamente i precedenti criteri diagnostici specifici, la loro condizione viene definita disturbo somatoforme indifferenziato.

Il disturbo di somatizzazione si distingue dal disturbo d’ansia generalizzata, dal disturbo di conversione e dalla depressione maggiore per la predominanza, la molteplicità e la persistenza dei fastidi fisici; per l’assenza dei segni e sintomi biologici che caratterizzano la depressione endogena; per la natura superficiale e manipolativa del comportamento suicida.

Il propone, per una valutazione diagnostica di disturbo somatoforme indifferenziato, i seguenti set di criteri che, valutati dal clinico, dovranno tutti essere rispettati.

Il paziente con disturbo somatoforme indifferenziato presenta una quadro clinico caratterizzato da “una o più lamentele fisiche (per es. stanchezza, perdita di appetito, problemi gastro-intestinali o urinari).

Lo psicologo dovrà inoltre valutare la presenza di uno o l’altro dei seguenti criteri:

  • dopo le appropriate indagini, ciascuno dei sintomi del criterio B non può essere esaurientemente spiegato con una condizione medica generale conosciuta o con gli effetti diretti di una sostanza (per es. una droga di abuso o medicinali);
    quando vi è una condizione medica generale collegata, le lamentele fisiche o la menomazione sociale o lavorativa che ne deriva risultano sproporzionate rispetto a quanto di ci dovrebbe aspettare dalla storia, dall’esame fisico e dai reperti di laboratori
  • I sintomi causano disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
  • La durata del disturbo deve essere di almeno 6 mesi.
  • L’alterazione non risulta meglio spiegabile con un altro disturbo mentale (per es. un altro disturbo somatoforme, una disfunzione sessuale, un disturbo dell’umore, un disturbo d’ansia, un disturbo del sonno od un disturbo psicotico).

I sintomi non sono prodotti o simulati intenzionalmente (come nel disturbo fittizio o nella simulazione).

Il disturbo di somatizzazione ha un decorso di gravità variabile, ma dura tutta la vita. La remissione completa e durevole dei sintomi è rara. Alcuni soggetti si deprimono in maniera più manifesta dopo molti anni e i loro riferimenti al suicidio (un rischio reale) divengono più minacciosi.

Il trattamento è estremamente difficile. I pazienti tendono a manifestare frustrazione e rabbia ogni qualvolta si suggerisca loro che i sintomi sono di tipo psicologico. I farmaci sono per lo più inefficaci e anche se un paziente accetta una consulenza psichiatrica, raramente trae benefici da una psicoterapia. Di solito, il miglior trattamento è una tranquilla e sicura relazione di sostegno con un medico, che offra sollievo sintomatologico e protegga il paziente da procedure diagnostiche o terapeutiche non necessarie.