Il sonno è definito come uno stato di riposo contrapposto alla veglia.

In realtà questa definizione, come altre definizioni che si possono trovare su vari dizionari (periodica sospensione dello stato di coscienza durante la quale l’organismo recupera energia; stato di riposo fisico e psichico, caratterizzato dalla sospensione, completa o parziale, della coscienza e della volontà, dal rallentamento delle funzioni neurovegetative e dall’interruzione parziale dei rapporti sensomotori del soggetto con l’ambiente, indispensabile per il ristoro dell’organismo) non è completamente vera.

Come la veglia, infatti, il sonno è un processo fisiologico attivo che coinvolge l’interazione di componenti multiple del sistema nervoso centrale ed autonomo.

Infatti, benché il sonno sia rappresentato da un apparente stato di quiete, durante questo stato avvengono complessi cambiamenti a livello cerebrale che non possono essere spiegati solo come un semplice stato di riposo fisico e psichico.

Ad esempio, ci sono alcune cellule cerebrali che in alcune fasi del sonno hanno una attività 5-10 volte maggiore rispetto alla veglia.

Due caratteristiche fondamentali distinguono il sonno dallo stato di veglia:

  1. il sonno erige una barriera percettiva fra mondo cosciente e mondo esterno,
  2.  uno stimolo sensoriale (ad es. un rumore forte) può superare questa barriera e svegliare chi dorme.

Un adeguato sonno è biologicamente imperativo ed appare necessario per sostenere la vita.

È difficile dare una definizione precisa del sonno ma è più vicino ad “uno stato dell’organismo caratterizzato da una ridotta reattività agli stimoli ambientali che comporta una sospensione dell’attività relazionale (rapporti con l’ambiente) e modificazioni dello stato di coscienza: esso si instaura autonomamente e periodicamente, si autolimita nel tempo ed è reversibile“.

L’aspetto di “reversibilità” non è invece associare al coma o all’anestesia che, rispettivamente, sono una patologia e uno stato di quiete (trance) indotto farmacologicamente.

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