La variazione nel funzionamento dei meccanismi attentivi corrisponde a variazioni nel funzionamento di differenti circuiti neurali che, oltre a sostenere l’efficienza di questi meccanismi stessi, sono alla base dei cambiamenti fisiologici che caratterizzano lo stato ipnotico.

L’attenzione, non è un unico sistema, bensì un insieme di sottosistemi, che regolano processi diversi, ad esempio lo stato di allerta, l’orientamento e  la selezione (Posner e Petersen, 2000), lo stato di  allerta, prepara l’organismo alla ricezione dello stimolo, l’orientamento riguarda il punto di riferimento dell’individuo rispetto allo stimolo, la selezione risolve la scelta tra compiti o stimoli conflittuali. Questi tre sottosistemi, specifici, differenziati ed integrati, sono l’espressione fisiologica di circuiti neurali allocati anatomicamente in strutture cerebrali differenti, ovvero, tronco-encefaliche, diencefaliche, limbiche e corticali, che alterano la loro funzionalità durante l’ipnosi.

L’elemento coordinatore di un sistema attenzionale non inceppato nei vari livelli strutturali, ma fluente nel procedere verso una completa integrazione funzionale cerebrale, risiede nel sistema attentivo supervisore S.A.S. di Shallice (Bonato, 2003), che, allocato nelle aree corticali prefrontali, partecipa al controllo delle funzioni esecutive, in connessione anatomica e funzionale con gli altri sistemi attentivi (Posner e Petersen, 2000). L’attenzione, infatti, sia che proceda dallo stimolo alla corteccia, bottom-up, sia che proceda in senso contrario, dalla corteccia al sensorio, top-down, rende possibile il controllo volontario di pensieri, sentimenti, azioni, permettendo l’autoregolazione dell’individuo.

Le variazioni nell’efficienza operativa dei sistemi attenzionali fornisce la base per comprendere le differenze individuali nell’autoregolazione, nel controllo dell’emozione, nei meccanismi volitivi, nella concentrazione ed anche nella diversa influenza della suggestione sulla funzionalità cerebrale. Tali aspetti appaiono strettamente connessi con i fenomeni ipnotici, tanto che l’ipnosi è definibile come uno stato recettivo di estrema concentrazione ed attenzione focalizzata.

Traducendo quanto esposto sul piano anatomico e fisiologico, a livello macroscopico lo stato ipnotico si caratterizza per un decremento globale di attivazione corticale, uno “sbilanciamento” funzionale tra i due emisferi, un’alterazione funzionale dei nuclei sottocorticali ed un’alterazione delle funzioni neurovegetative. Si evidenzia inoltre una preferenza funzionale per l’emisfero destro, rispetto al sinistro, anche se, tale attivazione è in funzione sia del livello di ipnotizzabilità del soggetto, che del tipo di compito; ad esempio, in una prova di fluenza verbale di tipo fonologico, eseguito in ipnosi, si rileva un aumento dell’attività emisferica bilaterale per i soggetti altamente ipnotizzabili (Gruzelier, 1998).

Nella trance ipnotica, il circuito cortico – talamico, con particolare interessamento delle zone prefrontali, subisce un’alterazione funzionale che conduce alla sospensione, momentanea e reversibile, delle funzioni di controllo cognitive. La dissociazione del sistema supervisore dell’attenzione è confermata dal fatto che in ipnosi, i soggetti altamente ipnotizzabili, appaiono incapaci di sopprimere le risposte automatiche, continuando a commettere errori dovuti all’effetto dell’interferenza. Nello specifico è interessante notare che, nel test di Stroop, analizzando i potenziali evocati relativi alle onde cerebrali caratteristiche della detezione dell’errore e della valutazione dell’errore, si rileva che, nonostante un impoverimento globale della prestazione dei soggetti in condizione di ipnosi, l’onda cerebrale relativa alla detezione dell’errore rimane intatta, mentre quella relativa alla valutazione dell’errore risulta soppressa. Questi dati rivelano come in ipnosi, i soggetti altamente ipnotizzabili, si rendano conto dell’errore, ma non lo valutino come tale, perseverando nello sbagliare le risposte durante il test (Falkenstein et al, 1995).

La dissociazione tra detezione dell’errore e valutazione dell’errore si esprime fisiologicamente come un’alterazione delle funzioni deputate alla corteccia cingolata anteriore. L’alterazione fisiologica del giro del cingolo, corteccia implicata nella risoluzione dei conflitti dovuti a stimoli o compiti interferenti, si verifica anche, in soggetti altamente ipnotizzabili, in compiti di suggestione di diversa intensità di spiacevolezza per uno stesso stimolo algico, mostrando la percezione di maggiore dolore è congruente con la maggiore attivazione dell’area anteriore della corteccia del cingolo, ma a questa attivazione non corrisponde la stessa attivazione nella corteccia somato-sensoriale primaria (Rainville, Duncan, Price, Carrier, Bushnell, 1997).

Il rapporto tra corteccia cingolata ed aree frontali è anche importante nella elaborazione di pensieri e sentimenti e per la produzione di un comportamento integrato e coerente rispetto agli stimoli endogeni ed esogeni.

Nello stato ipnotico svolgono un ruolo importante, anche le interazioni funzionali, tra le strutture diencefaliche, quelle limbiche e le strutture del tronco encefalo; nello specifico, due strutture sottocorticali specifiche, ovvero l’amigdala e la corteccia ippocampale, agiscono in modo antagonista, la prima, con funzione attivante, stimola la fine dello stato di trance, mentre la stimolazione della corteccia ippocampale, è implicata nel mantenimento della trance ipnotica (De Benedittis e Sironi, 1988)

Le alterazioni fisiologiche e, a questo punto le dissociazioni funzionali, momentanee  e reversibili, associate all’ipnosi, soprattutto nei soggetti altamente ipnotizzabili, sono indice di un apparato cognitivo flessibile. La flessibilità cognitiva, assunto alla base della costruzione di una buona “teoria della mente”, permette al sistema cognitivo potenzialità quali la creatività, la metacomunicazione, l’empatia e, in soggetti altamente ipnotizzabili, la prestazioni in compiti di pianificazione e flessibilità cognitiva è così alta, da far pensare ad un’aumentata flessibilità cognitiva per questi soggetti (Ducci, 2005). Un sistema cognitivo flessibile, inoltre, possiede strategie cognitive globali e di tipo analogico, di solito attribuite all’emisfero destro; l’emisfero destro appare maggiormente coinvolto nell’esperienza ipnotica, anche se questa preferenza, non deve essere semplicisticamente interpretata come la netta prevalenza di questo sul controlaterale.

La flessibilità cognitiva, quindi, oltre ad essere un indice di una buona “teoria della mente”, è anche epifenomeno di efficienza neurale e di ipnotizzabilità e contribuisce a suddividere i soggetti in altamente, mediamente e scarsamente ipnotizzabili. Questa riflessione è supportata nel lavoro sperimentale di Sandler e Woody, con soggetti altamente e scarsamente ipnotizzali, nel quale gli autori hanno rilevato che ad un’alta percezione soggettiva di vividezza immaginativa, concentrazione e controllo, in risposta a suggestioni ipnotiche di diversa difficoltà, corrispondeva un minore sforzo cognitivo, evidenziato da una minore frequenza del battito, nei soggetti altamente ipnotizzabili. Questi soggetti si connotavano inoltre, per una maggiore autonomia e flessibilità del processo attentivo (Sandler e Woody, 2006).

Gruzelier, ha analizzato la relazione tra i cambiamenti neurofisiologici nelle funzioni frontali e l’ipnosi, in soggetti altamente e scarsamente ipnotizzabili, ovvero, con alta o bassa flessibilità cognitiva, evidenziando che le alterazioni delle funzioni frontali anteriori sono significative nell’influenza dell’ipnosi solo nei soggetti altamente ipnotizzabili.

L’associazione tra la flessibilità cognitiva e l’ipnotizzabilità è stata anche indagata attraverso lo studio del ruolo di un gene, il COMT, che sembra influenzare l’attività della funzioni esecutive prefrontali, l’attività della memoria di lavoro e la regolazione del dolore (Raz, 2005).

In sintesi, la momentanea e reversibile inibizione dei meccanismi di controllo cognitivo, successivo all’attivazione dei processi inibitori dei circuiti fronto-limbici, con conseguente indebolimento delle capacità integrative è caratteristico della trance ipnotica ed è indice, nei soggetti altamente ipnotizzabili, di un’aumentata flessibilità cognitiva (Ducci, 2005). La flessibilità cognitiva, appare sviluppata nei soggetti altamente ipnotizzabili ed è associata ai cambiamenti neurofisiologici derivanti dalle istruzioni ipnotiche. Alla flessibilità cognitiva corrisponde, nei soggetti maggiormente ipnotizzabili, anche la capacità di innescare pattern di associazione ed integrazione più vasta tra circuiti neuronali (Gruzelier, 2006). Le capacità attentive superiori e la migliore capacità di assorbimento per i soggetti altamente ipnotizzabili, rispetto ai soggetti scarsamente ipnotizzabili, sembrano essere una conseguenza di un controllo dell’attenzione mediato dai circuiti anteriori della corteccia frontale altamente flessibile e dissociato fisiologicamente nello stato ipnotico (Jamieson e Sheehan, 2000). La dissociazione momentanea e reversibile della corteccia laterale prefrontale, in particolare quella sinistra, contribuisce alla costituzione di una base neurofisiologica dell’ipnosi e degli altri stati alterati di coscienza (Gruzelier, 2006) e queste alterazioni, come pure le deconnessioni fisiologiche, e le dissociazioni funzionali, momentanee reversibili sono conseguenza dell’aumentata flessibilità che connota la trance ipnotica. La flessibilità cognitiva, in soggetti altamente suscettibili, si traduce in maggiori capacità di assorbimento, creatività, dissociazione, attenzione e vividezza delle immaginazione, rispetto ai soggetti scarsamente ipnotizzabili.

L’ipnosi quindi sembra la risultante della parziale sospensione della funzione integrativa conscia con la conseguente emersione di sub-routine affettive e comportamentali, archiviate a livello sottocorticale in moduli indipendenti. La trance ipnotica rappresenta uno dei prodotti possibili di questo indebolimento delle capacità integrative, caratterizzata dal processo dissociativo che può essere considerata come una attività naturale della mente (Santoru, 2006).

La dissociazione momentanea e reversibile della corteccia laterale prefrontale, in particolare quella sinistra (Gruzelier, 2006), il peggioramento nelle prestazioni in compiti che valutano le funzioni di supervisione dell’attenzione mediate frontalmente (Jamieson e Sheehan, 2004), la difficoltà in compiti di memoria sensibili al funzionamento dei lobi frontali (Farvolden e Woody, 2004), la riduzione dell’effetto dell’interferenza (Raz, Fan e Posner, 2005), sono congruenti con l’ipotesi di un controllo dell’attenzione, mediato dai circuiti anteriori della corteccia frontale, dissociato fisiologicamente e con la sospensione, momentanea e reversibile, dei meccanismi di controllo esecutivo mediati frontalmente nei soggetti in ipnosi.

Questi dati nell’insieme concorrono ad evidenziare la base neurofisiologica dell’ipnosi e sono inoltre congruenti con l’ipotesi di un’aumentata flessibilità cognitiva in soggetti altamente ipnotizzabili (Ducci, 2005).

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