Che cos’è la psicoterapia cognitivo-comportamentale ?

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è lo sviluppo e l’integrazione delle terapie comportamentali e di quelle cognitiviste, e si pone in una posizione di sintesi degli approcci neocomportamentisti, della REBT (Rational-Emotive Behavior Therapy) di Albert Ellis e della terapia cognitiva classica di Aaron Beck, di cui cerca di integrare i principali aspetti funzionali.

L’obiettivo del terapeuta cognitivo-comportamentale è di ridurre il comportamento di evitamento ed aiutare il paziente a sviluppare abilità di coping (il fronteggiare le situazioni). Questo può comportare:

Sfidare credenze false o auto-lesionistiche
Sviluppare l’abilità di parlare a se stessi in modo positivo (self-talk positivo)
Sviluppare la sostituzione di pensieri negativi
Desensibilizzazione sistematica (usata principalmente per l’agorafobia e le fobie specifiche)
Fornire conoscenze specifiche al paziente, che lo aiuteranno a fronteggiare le situazioni (per esempio se qualcuno soffre di attacchi di panico, gioverà l’informazione che le palpitazioni in se stesse, anche se rapide e prolungate, sono del tutto innocue).
Al contrario delle prescrizioni mediche, l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale dipende da vari fattori soggettivi come la competenza del terapeuta e la convinzione del soggetto. Oltre alla terapia convenzionale “in studio”, vi sono dei compiti cognitivo-comportamentali che i pazienti possono svolgere a casa come parte integrante della loro cura (i cosiddetti “Homeworks”).