I Disturbi della Comunicazione comprendono in realtà molte espressioni e variabilità.

Le competenze linguistiche prevedono infatti diversi pacchetti di sottoabilità che si formano nel corso dei primi anni di vita, dalle abilità di fonazione (relative all’emissione della voce), alle abilità fonologiche (l’utilizzo dei foni secondo le regole di un sistema linguistico culturalmente condiviso).

Si possono avere difficoltà connesse alla comprensione linguistica piuttosto che difficoltà connesse prevalentemente alla produzione corretta delle parole. Abbiamo a volte il manifestarsi di difficoltà relative al normale fluire e alla cadenza della voce, che generalmente vengono chiamate balbuzie o disfluenze.

Altre volte un disturbo della comunicazione ha basi più chiaramente psicologico-relazionali.

Per definire questa condizione si deve giungere ad un totale di sei (o più) voci delle categorie (A-B-C), con almeno due di (A), e uno ciascuno da (B) e (C):

(A) compromissione qualitativa dell’interazione sociale, manifestata con almeno 2 dei seguenti:

  1. marcata compromissione nell’uso di svariati comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, l’espressione mimica, le posture corporee, e i gesti che regolano l’interazione sociale
  2. in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri
  3. uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico
  4. mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo;

(B) compromissione qualitativa della comunicazione come manifestato da almeno 1 dei seguenti:

  1. ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica)
  2. in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri
  3. uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico
  4. mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo;

(C) modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati, come manifestato da almeno 1 dei seguenti:

  1. dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi ristretti e stereotipati anomali o per intensità o per focalizzazione
  2. sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici
  3. manierismi motori stereotipati e ripetitivi (battere o torcere le mani o il capo, o complessi movimenti di tutto il corpo)
  4. persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti;

Deve inoltre presentare:

  • Ritardi o funzionamento anomalo in almeno una delle seguenti aree, con esordio prima dei 3 anni di età:
    • interazione sociale
    • linguaggio usato nella comunicazione sociale
    • gioco simbolico o di immaginazione

Per definizione, l’esordio del Disturbo Autistico si situa prima dei 3 anni di età. In alcuni casi, i genitori riferiranno di essere stati preoccupati per il bambino fin dalla nascita o subito dopo, per la sua mancanza di interesse nell’interazione sociale. Le manifestazioni del disturbo durante l’infanzia sono sottili e difficili da definire rispetto a quelle che si vedono dopo i 2 anni di età. In una minoranza di casi, può essere riferito che il bambino si è sviluppato normalmente nel 1º anno di vita (o anche nei primi 2).

Il Disturbo Autistico ha un decorso continuo.

Nei bambini in età scolare e nell’adolescenza, sono comuni recuperi di sviluppo in alcune aree (per es., aumentato interesse nel funzionamento sociale quando il bambino raggiunge l’età scolare). Alcuni soggetti si deteriorano sul piano comportamentale durante l’adolescenza, mentre altri migliorano. Le capacità di linguaggio (per es., la presenza di eloquio comunicativo) e il livello intellettivo generale sono i fattori che più fortemente condizionano la prognosi definitiva.

Gli studi di follow-up disponibili indicano che solo una piccola percentuale di soggetti con questo disturbo riesce, nell’età adulta, a vivere e a lavorare in modo indipendente.

In circa un terzo dei casi, è possibile un certo grado di indipendenza parziale. I soggetti adulti affetti da Disturbo Autistico con funzionamento più elevato continuano tipicamente a mostrare problemi nell’interazione sociale e nella comunicazione, oltre a una notevole ristrettezza di interessi e attività.