Con il supporto ed il consiglio del medico curante, è importante evitare la eccessiva cronicizzazione del dolore, rivolgendosi il più presto possibile allo specialista più adatto (neurologo, neurochirurgo, oncologo, reumatologo, fisioterapista, ecc.). Ma non c’è dubbio che la struttura più indicata per affrontare e risolvere il problema sia un Centro del Dolore.
L’AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore) riporta, nel suo sito, un elenco aggiornato dei Centri del Dolore e la loro distribuzione nel territorio.
La psicoterapia aumenta l'effetto curativo degli interventi specifici.
Se il dolore acuto è la fisiologica risposta ad un danno/lesione di un distretto del corpo (trauma, infiammazione, ecc.), che tende ad estinguersi una volta guarita o risolta la patologia responsabile, il dolore cronico, invece, è un dolore patologico che dura da almeno sei mesi e/o che tende a persistere anche dopo la eventuale risoluzione della patologia originare (ad es., le nevralgia posterpetica che residua ad un herpes zoster o fuoco di S. Antonio).
Il dolore cronico non è soltanto un dolore che dura nel tempo, ma, a differenza del dolore acuto, tende a diventare una vera e propria malattia invalidante, che investe tutta la persona del paziente, le sue funzioni cognitive ed emotive, la sua vita di relazione. L’impatto del dolore cronico sulla qualità di vita del paziente può essere rilevante.
Il medico anestesista – algologo è lo specialista che si occupa della diagnosi e della terapia del dolore.
Interviene dopo che il paziente è stato valutato dal medico di base e dallo specialista della patologia responsabile della sintomatologia.
Quando l'intervento non modifica sostanzialmente la percezione del paziente o quando la rimozione dell'esperienza dolorosa non modifica la “paura” o i “timori” legati alla possibilità che il sintomo doloroso ricompaia o possa riaccrescere e la “disperazione” che questo rimarrà parte della realtà del paziente, possono sorgere sintomi psicologici (paure, ansia, depressione, ipersensibilità, immobilità, ecc...) o vere e proprie costellazioni psicopatologiche.
Lo psicoterapeuta e l'ipnotista si occupano di modificare le convinzioni limitanti e la paure associate all'idea che il dolore sia “immutabile” e “incancellabile” , fornendo metodi e tecniche per modificare o alzare la soglia di percezione del dolore.
L’algologo è importante per lo studio del dolore perché può chiarire i singoli meccanismi di produzione e di mantenimento (fisiopatologia) del dolore e le vie anatomiche di conduzione e svolgendo un ruolo di coordinamento nell’intervento di altri specialisti per evitare una frammentazione e una dispersione del lavoro con un prolungamento nel tempo della sofferenza.
Purtroppo è un falso luogo comune che I Centri del Dolore si occupino solo di pazienti oncologici “terminali”.
Ovviamente, si occupano anche di questi (nell’ambito delle cosiddette “cure palliative”), ma non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza del dolore cronico (circa il 95%) è costituito dal dolore cronico non-oncologico.
Il trattamento copre chiunque soffra di patologie dolorose di natura ortopedica, neurologica, vascolare, nefrologica, diabetologica, tumorale, psicologica.
Le terapie farmacologichesistemiche attraverso l’utilizzo di farmaci somministrati per via orale, sottocutanea, endovenosa.
Le terapie farmacologiche loco-regionali attraverso l’utilizzo di infiltrazioni mirate e selettive per somministrare il farmaco il più vicino possibile alla sede del dolore.
Le procedure chirurgiche con l’obbiettivo di modulare l’intensità del dolore attraverso una azione sui centri nervosi. A questa categoria appartengono le tecniche quali la neuromodulazione midollare elettrica e farmacologica.
Le terapie psicologiche: il dolore malattia è continuamente autoalimentato da molteplici circoli viziosi ed ipoattività (immobilità) dovute al tentativo di evitare il dolore. E’ necessario tenere conto di come la persona soffre nelle sue componenti fisiche e psicologiche, e di come affronta o si sottrare alla possibilità di auto-intervenire sulla sintomatologia ed accoglierla per modificarla. La diagnosi e la terapia psicologica si propongono lo scopo di valutare i comportamenti e gli stati emotivi che mantengono il dolore ostacolando, rallentando o impedendo il processo della cura.
Benché non sappiamo bene come e perchè un dolore acuto si trasformi in un dolore cronico, vi sono diverse cause a seconda delle patologie dolorose. In generale, possiamo distinguere tra un dolore cronico dipendente da stimoli potenzialmente lesivi del corpo e dolorosi (come ad es., traumi, infiammazioni, tumori, patologie degenerative, ecc.), e responsivo ai FANS ed agli oppiacei, e il dolore neuropatico, da lesione del sistema nervoso centrale e/o periferico, scarsamente responsivo a FANS ed oppiacei, ma ad altri farmaci, come gli antiepilettici di nuova generazione, in cui spesso il dolore non dipende dalla presenza di stimoli dolorosi, quanto piuttosto da una squilibrio nelle vie nervose che conducono il dolore.
Non esiste dolore che non si accompagni ad una componente psicologica-emotiva (ad es., ansia, depressione).
Il dolore fisico “puro” è un’astrazione almeno quanto il dolore psicologico “puro”.
Nella maggior parte dei casi, il dolore cronico è un misto di componenti di ordine fisico e di ordine psicologico-emotivo, il cui peso varia da persona a persona. Entrambe le componenti vanno valutate e trattate appropriatamente, perchè ansia e depressione tendono ad amplificare significativamente l’esperienza del dolore, e viceversa.
Il dolore è, in assoluto, la causa più comune di ricorso al medico. Si stima che circa il 26% della popolazione italiana soffra di dolori più o meno ricorrenti. Si tratta dunque di una vera e propria pandemia.
Quali sono le forme più comuni di dolore cronico ?
Le forme più comuni di dolore cronico sono :
a) le cefalee primarie (ad es. emicrania, cefalea tensiva, cefalea a grappolo)
b) il mal di schiena (low back pain), nelle sue numerose varianti, a livello lombosacrale, cervicale o dell’intera colonna
c) il dolore neuropatico (ad es. il fuoco di S. Antonio o herpes zoster)
d) le algie orofacciali (ad es. la nevralgia del trigemino, anch’essa, per altro, dolore neuropatico, la sindrome disfunzionale dell’articolazione temporo-mandibolare, ecc.)
e) i dolori muscoloscheletrici(dolori miofasciali, fibromialgia,ecc.)
f) il dolore da cancro (che rappresenta circa il 5% delle sindromi dolorose croniche)
In linea di massima, il dolore cronico può essere ragionevolmente curato, con sollievo dei pazienti, nella maggior parte dei casi, anche se raramente, come del resto qualsiasi altra patologia cronica, può essere completamente eradicato.
In che cosa consiste la Terapia del Dolore ?
Ogni dolore ha le sue cause e la sua terapia. La terapia del dolore è una disciplina relativamente giovane che si avvale delle più avanzate metodiche di trattamento (vedi di seguito)
Spesso è necessario un Approccio Multimodale al Dolore Cronico, per poter affrontare con successo le diverse componenti dello stesso
Anche se non esistono metodiche oggettive che misurino un sintomo eminentemente soggettivo come il dolore, vi sono numerose scale di stima e misura del dolore e della sofferenza (come ad es. l’analogo visivo, o VAS), di universale ed agevole esecuzione, che sono di insostituibile utilità nella pratica clinica per valutare appieno l’entità del problema e monitorare il risultato del trattamento antalgico praticato.
Ugualmente indispensabile è il diario del dolore, in cui il paziente registra, giorno per giorno, l’intensità del proprio dolore ed i risultati del trattamento prescritto.
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