• Dr. Massimiliano Zisa

    Esperto nell'ipnosi e nella psicoterapia ericksoniana riceve a Scandicci e Firenze

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  • Ipnosi Clinica

    L’ipnosi è una tecnica psicoterapeutica complessa, basata sulla comunicazione che ha lo scopo di interrompere il normale flusso dei pensieri.

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  • Disturbi Sessuali

    Sono molti i problemi sessuali legati all'aspetto psicologico, tra questi troviamo: impotenza, vaginismo, calo del desiderio, e moltissimi altri

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  • Psicoterapia Breve

    La psicoterapia breve permette di trattare con efficacia e in tempi estremamente ridotti svariati problemi psicologici come: Ansie, fobie, attacchi di panico e molto altro

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  • Terapia del Dolore

    Gli interventi per la gestione del dolore avvengono attraverso terapie specifiche che hanno lo scopo di gestire al meglio la specifica sede del dolore, con interventi mirati.

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    L’infanzia e l’adolescenza sono due fasi dello sviluppo in cui un bambino ed un ragazzo si trova ad affrontare dei cambiamenti che avvengono sul piano fisico, cognitivo (del pensiero), affettivo e comportamentale. In alcuni casi tali difficoltà possono causare disagi marcati e compromettere il normale funzionamento del ragazzo e/o del bambino.

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  • Disturbi della Pelle

    Molti disturbi psicologici si manifestano con sintomi che coinvolgono la cute come psoriasi, dermatite, alopecia. forti tensioni psicologiche producono effetti così evidenti al nostro corpo originando i vari tipi di disordini della pelle fino a vere e proprie manifestazioni e sintomi psicosomatici

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Con il supporto ed il consiglio del medico curante, è importante evitare la eccessiva cronicizzazione del dolore, rivolgendosi il più presto possibile allo specialista più adatto (neurologo, neurochirurgo, oncologo, reumatologo, fisioterapista, ecc.). Ma non c’è dubbio che la struttura più indicata per affrontare e risolvere il problema sia un Centro del Dolore.

L’AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore) riporta, nel suo sito, un elenco aggiornato dei Centri del Dolore e la loro distribuzione nel territorio.

La psicoterapia aumenta l'effetto curativo degli interventi specifici. 

 

Se il dolore acuto è la fisiologica risposta ad un danno/lesione di un distretto del corpo (trauma, infiammazione, ecc.), che tende ad estinguersi una volta guarita o risolta la patologia responsabile, il dolore cronico, invece, è un dolore patologico che dura da almeno sei mesi e/o che tende a persistere anche dopo la eventuale risoluzione della patologia originare (ad es., le nevralgia posterpetica che residua ad un herpes zoster o fuoco di S. Antonio). 
Il dolore cronico non è soltanto un dolore che dura nel tempo, ma, a differenza del dolore acuto, tende a diventare una vera e propria malattia invalidante, che investe tutta la persona del paziente, le sue funzioni cognitive ed emotive, la sua vita di relazione. L’impatto del dolore cronico sulla qualità di vita del paziente può essere rilevante.

Il medico anestesista – algologo è lo specialista che si occupa della diagnosi e della terapia del dolore. 

Interviene dopo che il paziente è stato valutato dal medico di base e dallo specialista della patologia responsabile della sintomatologia. 

Quando l'intervento non modifica sostanzialmente la percezione del paziente o quando la rimozione dell'esperienza dolorosa non modifica la “paura” o i “timori” legati alla possibilità che il sintomo doloroso ricompaia o possa riaccrescere e la “disperazione” che questo rimarrà parte della realtà del paziente, possono sorgere sintomi psicologici (paure, ansia, depressione, ipersensibilità, immobilità, ecc...) o vere e proprie costellazioni psicopatologiche.

Lo psicoterapeuta e l'ipnotista si occupano di modificare le convinzioni limitanti e la paure associate all'idea che il dolore sia “immutabile” e “incancellabile” , fornendo metodi e tecniche per modificare o alzare  la soglia di percezione del dolore.

  • Pazienti con dolore acuto o cronico diagnosticato e stabilizzato, che risulta gestibile dalle comuni terapie. L’intervento dell’algologo è importante perché attraverso le tecniche terapeutiche di sua competenza può controllare il sintomo,accelerare la guarigione e la riabilitazione migliorando la qualità della vita. 
  • Pazienti con un problema doloroso da definire. L’intervento dell’algologo in questo caso può aiutare i colleghispecialisti a raggiungere la diagnosi chiarendo la sorgente anatomica del dolore.
  • Pazienti con dolore cronico complesso che richiede diagnosi e cure multidisciplinari. 

L’algologo è importante per lo studio del dolore perché può chiarire i singoli meccanismi di produzione e di mantenimento (fisiopatologia) del dolore e le vie anatomiche di conduzione e svolgendo un ruolo di coordinamento nell’intervento di altri specialisti per evitare una frammentazione e una dispersione del lavoro con un prolungamento nel tempo della sofferenza.

  • Pazienti che nonostante l'intervento dell'algologo non trovano sensibile miglioramento
  • Pazienti con un problema doloroso da definire che non trovano nella sorgente anatomica ma nella condizione dallo stress da questo prodotto o dalle condizioni psicologiche in cui il paziente vive l'origine o la possibile causa primaria o acutizzante del problema
  • Pazienti con dolore cronico cheresistenti intolleranti alla farmacoterapia desiderano gestire il proprio dolore in maniera autonoma ( attraverso tecniche autoipnoitiche, meditative o cognitive-distrattive, ecc...)

Purtroppo è un falso luogo comune che I Centri del Dolore si occupino solo di pazienti oncologici “terminali”.

Ovviamente, si occupano anche di questi (nell’ambito delle cosiddette “cure palliative”), ma non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza del dolore cronico (circa il 95%) è costituito dal dolore cronico non-oncologico.

Il trattamento copre chiunque soffra di patologie dolorose di natura ortopedicaneurologicavascolarenefrologicadiabetologica, tumoralepsicologica

  • Patologie della colonna vertebrale: 
  1. Cervicobrachialgie
  2. Dorsalgie 
  3. Lombosciatalgie 
  4. Fibromialgie
  • Patologie del Sistema Nervoso: 
  1. Lesioni traumatiche dei nervi periferici e del midollo spinale
  2. Infiammazione delle radici nervose 
  3. Dolore da amputazione (Sindrome da Arto Fantasma)
  4. Algoneurodistrofi 
  5. Herpes Zoster e Nevralgia Posterpetica 
  • Dolore nelle persone affette da vasculopatia, diabete, insufficienza renale cronica.
  • Localizzazioni tumorali dell’Apparato Muscolo-Scheletrico.

Le terapie farmacologichesistemiche attraverso l’utilizzo di farmaci somministrati per via orale, sottocutanea, endovenosa.

Le terapie farmacologiche loco-regionali attraverso l’utilizzo di infiltrazioni mirate e selettive per somministrare il farmaco il più vicino possibile alla sede del dolore. 

Le procedure chirurgiche con l’obbiettivo di modulare l’intensità del dolore attraverso una azione sui centri nervosi. A questa categoria appartengono le tecniche quali la neuromodulazione midollare elettrica e farmacologica. 

Le terapie psicologiche: il dolore malattia è continuamente autoalimentato da molteplici circoli viziosi ed ipoattività (immobilità) dovute al tentativo di evitare il dolore. E’ necessario tenere conto di come la persona soffre nelle sue componenti fisiche e psicologiche, e di come affronta o si sottrare alla possibilità di auto-intervenire sulla sintomatologia ed accoglierla per modificarla. La diagnosi e la terapia psicologica si propongono lo scopo di valutare i comportamenti e gli stati emotivi che mantengono il dolore ostacolando, rallentando o impedendo il processo della cura.

Benché non sappiamo bene come e perchè un dolore acuto si trasformi in un dolore cronico, vi sono diverse cause a seconda delle patologie dolorose. In generale, possiamo distinguere tra un dolore cronico dipendente da stimoli potenzialmente lesivi del corpo e dolorosi (come ad es., traumi, infiammazioni, tumori, patologie degenerative, ecc.), e responsivo ai FANS ed agli oppiacei, e il dolore neuropatico, da lesione del sistema nervoso centrale e/o periferico, scarsamente responsivo a FANS ed oppiacei, ma ad altri farmaci, come gli antiepilettici di nuova generazione, in cui spesso il dolore non dipende dalla presenza di stimoli dolorosi, quanto piuttosto da una squilibrio nelle vie nervose che conducono il dolore.

Non esiste dolore che non si accompagni ad una componente psicologica-emotiva (ad es., ansia, depressione). 

Il dolore fisico “puro” è un’astrazione almeno quanto il dolore psicologico “puro”.

Nella maggior parte dei casi, il dolore cronico è un misto di componenti di ordine fisico e di ordine psicologico-emotivo, il cui peso varia da persona a persona. Entrambe le componenti vanno valutate e trattate appropriatamente, perchè ansia e depressione tendono ad amplificare significativamente l’esperienza del dolore, e viceversa.

Il dolore è, in assoluto, la causa più comune di ricorso al medico. Si stima che circa il 26% della popolazione italiana soffra di dolori più o meno ricorrenti. Si tratta dunque di una vera e propria pandemia.

Quali sono le forme più comuni di dolore cronico ?

Le forme più comuni di dolore cronico sono :

a) le cefalee primarie (ad es. emicrania, cefalea tensiva, cefalea a grappolo)

b) il mal di schiena (low back pain), nelle sue numerose varianti, a livello lombosacrale, cervicale o dell’intera colonna 

c) il dolore neuropatico (ad es. il fuoco di S. Antonio o herpes zoster)

d) le algie orofacciali (ad es. la nevralgia del trigemino, anch’essa, per altro, dolore neuropatico, la sindrome disfunzionale dell’articolazione temporo-mandibolare, ecc.) 

e) i dolori muscoloscheletrici(dolori miofasciali, fibromialgia,ecc.)

f) il dolore da cancro (che rappresenta circa il 5% delle sindromi dolorose croniche)

 

In linea di massima, il dolore cronico può essere ragionevolmente curato, con sollievo dei pazienti, nella maggior parte dei casi, anche se raramente, come del resto qualsiasi altra patologia cronica, può essere completamente eradicato.

In che cosa consiste la Terapia del Dolore ?

Ogni dolore ha le sue cause e la sua terapia. La terapia del dolore è una disciplina relativamente giovane che si avvale delle più avanzate metodiche di trattamento (vedi di seguito)

  • farmaci (FANS, oppiacei, anticomiziali, antidepressivi, ecc.) 
  • infiltrazioni di anestetici locali in aree o punti dolorosi (trigger points)
  • blocchi nervosi transitori o neurolitici
  • tecniche di elettrostimolazione (periferica, spinale, cerebrale)
  • tecniche neurochirurgiche
  • tecniche psicologiche (ipnosi e psicoterapie cognitivo-comportamentali). 

Spesso è necessario un Approccio Multimodale al Dolore Cronico, per poter affrontare con successo le diverse componenti dello stesso

Anche se non esistono metodiche oggettive che misurino un sintomo eminentemente soggettivo come il dolore, vi sono numerose scale di stima e misura del dolore e della sofferenza (come ad es. l’analogo visivo, o VAS), di universale ed agevole esecuzione, che sono di insostituibile utilità nella pratica clinica per valutare appieno l’entità del problema e monitorare il risultato del trattamento antalgico praticato. 

Ugualmente indispensabile è il diario del dolore, in cui il paziente registra, giorno per giorno, l’intensità del proprio dolore ed i risultati del trattamento prescritto.

Nell’ipnosi tradizionale i tempi e le modalità di svolgimento di una seduta erano prestabilite e in un certo senso il processo terapeutico era “rigido”:

  1. una prima fase di colloquio in cui si forma un rapporto terapeutico e si conoscono le storie del sintomo e della vita del paziente,
  2. una seconda fase in cui c’è l’induzione di ipnosi, l’approfondimento della trance, e le suggestioni terapeutiche,
  3. una terza fase di riorientamento dalla trance con suggestioni di calma, rilassamento e vigore.

Nella cosiddetta “nuova ipnosi” i tempi e lle modalità dell’ipnosi vengono invece modificate di volta in volta per farle adattare alle caratteristiche del pazienteper cui, ad esempio, può non esserci una fase di induzione ipnotica perché la persona è già in trance, le suggestioni terapeutiche possono essere presentate fin dall’inizio della seduta, l’induzione e l’approfondimento della trance possono essere di per sé momenti terapeutici e non dei “tramite” per rendere più incisiva una suggestione, e nonnecessariamente il paziente deve essere steso sul lettino o comunque rilassato per entrare in trance.

La nuova ipnosi, o ipnosi ericksoniana (così chiamata perché frutto dell’esperienza e dell’insegnamento di Milton Erickson), è quindi un vero e proprio modello complesso di psicoterapia e non una semplice tecnica in cui i tempi possano essere scanditi.

Nella seduta di ipnosi-terapia inoltre scompare la direttività che solitamente ci si aspetta dall’ipnotista, e cioè i comandi tipo “dormi” o “quando uscirai di qui ti sentirai …”.

Gli “ordini” suggestivi lasciano lo spazio all’evocazione, e cioè ad un tipo di intervento spesso indiretto, ma anche molto più incisivo, profondo e duraturo: il cambiamento nasce dalle risorse del paziente e dalla loro utilizzazione 
terapeutica.

Si può davvero dimenticare qualcosa che ci assilla?

Durante la trance ipnotica profonda si può decodificare il nostro normale orientamento temporale e il nostro “accesso” alla memoria.ž C’è ad esempio la possibilità di dimenticare(amnesia) tutto quello che è accaduto o è stato detto in seduta, o al contrario di ricordare molto bene fatti generali o particolari specifici di esperienze vissute (ipermnesia). 

Alcune persone in trance ipnotica possono ricordare esperienze del loro passato riuscendo anche a “ricreare” stimoli ambientalitipo l’odore o le voci del contesto in cui si sono orientati, o a rievocare sensazioni e emozioni, e questa è un’esperienza molto intensa.

Alcune di queste persone vivono il “ritorno al proprio passato” in seconda persona e cioè come fossero spettatori di un film, mentre invece altre persone riescono addirittura a rivivere in prima persona quello che è loro avvenuto e cioè come se gli stesse accadendo nuovamente

Alcuni fatti o sensazioni o emozioni, anche quelli “dimenticati”, possono quindi riaffiorare alla memoria durante l’ipnosi; questo accade soprattutto se l’esperienza non ricordata consapevolmente è stata originariamente vissuta in un momento di forte stress (ad esempio in un momento di forte paura) e quindi apparentemente “non registrata nella memoria”

La memoria, va comunque tenuto presente, è tuttavia un magazzino un po’ particolare: le cose passate non rimangono identiche a se stesse ma cambiano col passare del tempo. E’ possibile quindi che un ricordo si modifichi, venga cambiato, ricostruito, abbellito, raccontato diversamente a seconda del momento in cui viene rievocato. E’ per questo che fenomeni ipnotici come quelli della regressione d’età  o dell’ipermnesia sono molto utili in psicoterapia ma non costituiscono alcuna prova in sede di tribunale

Durante la trance ipnotica si può verificare il fenomeno dell’amnesia. In alcuni casi, come ad esempio nel trattamento del dolore cronico, può rivelarsi un’arma vincente. L’amnesia, in senso –diciamo così- più metaforico, può anche essere un ottimo modo per superare i conflitti interpersonali. 

Difficilmente però è un buon modo per superare  una perdita o un lutto: se la richiesta del paziente è quella di dimenticare una persona o un periodo della propria vita o un sentimento (ecc) allora non solo l’amnesia non è di aiuto, ma spesso non è ne’ possibile e neppure auspicabile.

Si dimagrisce seguendo un regime dietetico prescritto e monitorato da un medico, e una quotidiana attività fisica.

L’ipnosi clinica può essere tuttavia molto efficace nell’aiutarele persone  a seguire la dieta prescritta perché permette di intervenire sui meccanismi psichici che rendono possibile un buon autocontrollo e quindi sulla capacità di interrompere l’impulso ad abbuffarsi, a lasciarsi andare agli “strappi alla regola”, al mangiare “per nervosismo”, e alla fame per noia.

L’ipnoterapia può inoltre avere ottimi risultati anche in senso preventivo, e cioè sul mantenimento dei risultati raggiunti: è possibile eliminare o ridurre al minimo i rischi di ricominciare vecchie abitudini alimentari intervenendo sui “motivi” che predispongono alla ricaduta, interrompendo gli schemi comportamentali che la caratterizzano, ma anche favorendo la nascita di nuovi comportamenti più adatti.

La percentuale di efficacia di un intervento ipnositerapico è molto buona.

Va inoltre considerata la brevità della terapia (15-20 sedute) nel caso di un trattamento focale sul problema anche se ovviamente vanno tenute presenti le differenze individuali rispetto alla “gravità” del problema, alle risorse personali, e agli obiettivi che si vuole raggiungere con una psicoterapia.

L’ipnosi clinica aiuta le persone che vogliono  smettere di fumare ma che “non ce la fanno da sole” agendo su due livelli.
Innanzi tutto l’ipnoterapia aiuta la persona a rinforzare la motivazione a interrompere il comportamento  d’abitudine.

Smettere di fumare mediante l’ipnosi, contrariamente a quanto si crede, non è però il risultato dell’esecuzione passiva di comandi ipnotici, bensì è il frutto di un intervento psicoterapico volto al cambiamento dei meccanismi psichici che hanno caratterizzato il comportamento di dipendenza dalle sigarette, in primo luogo la logica dell’auto-inganno tipica del fumatore.

Inoltre la trance ipnotica viene utilizzata in seduta e come esercizio quotidiano da fare a casa (auto-ipnosi) per intervenire sui possibili motivi di ricaduta: serve cioè ad affrontare nel modo più efficace l’impulso, vissuto nei primi giorni come “irresistibile”, ad accendersi una sigaretta.

Va comunque tenuto presente che non esiste un modo solo di smettere di fumare, una “ricetta” valida per tutti, perché ogni persona ha una sua storia, ha varie risorse personali che la caratterizzano, e un proprio modo di dare valore alle esperienze.

L’intervento dura solitamente non più di 3-5 sedute, anche se molte persone chiedono di prolungare il numero degli incontri per affrontare temi che sentono essere connessi allo smettere di fumare (perlopiù: ingrassare o paura di ingrassare, nervosismo, tensione e aggressività).

Tutti i problemi psicologici caratterizzati da una sostanziale modificazione psicogena dello stato di coscienza sono tra le psicopatologie in cui l’ipnosi è considerata trattamento d’elezione. Tipici sono i sintomi dissociativi degli attacchi di panico(depersonalizzazione e derealizzazione), dei disturbi post traumatici da stress, dei comportamenti ritualizzati o “automatici” dei disturbi ossessivo-compulsivo e della bulimia. Tra i più gravi disturbi dissociativi per i quali l’ipnosi è trattamento d’elezione ci sono il “disturbo di personalità multipla” e le amnesie e le fughe psicogene

L’ipnoterapia si è rivelata altrettanto efficace per i disturbi d’ansia (ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie) perché viene contemporaneamente fatto un lavoro di rilassamento (sistema nervoso parasimpatico), di esplorazione in un contesto di “attaccamento sicuro”, di esperienza di perdita di controllo, di rielaborazione dei significati dell’atteggiamento ansioso.

L’ipnoterapia ha un’ottima efficacia anche per i disturbi dell’umore, soprattutto se del registro depressivo. Molta parte della  realtà depressiva (la fatica, la colpa, il destino, ecc) viene costruita dal paziente mediante alcuni fenomeni ipnotici (orientamento al passato, mancanza di tempo, anestesie, ecc) che possono essere cambiati attraverso esperienze in cui la realtà viene vissuta senza il modo cosciente e usuale di narrarla.

L’ipnoterapia è un trattamento  efficace per i disturbi del comportamento alimentare. Alcuni cambiamenti evidenti (risoluzione del sintomo) devono tuttavia essere costantemente elaborati anche ad un livello consapevole in modo che le varie sfaccettature della personalità (ambivalenza, illusioni e delusioni, colpa, problemi familiari, problemi sessuali, …) possano più facilmente integrarsi.

Per tutti i problemi sessualipsicosomaticil’ipnoterapia si è rivelata o trattamento d’elezione, o estremamente efficace, oppure molto utile in aggiunta ad altri tipi di trattamento: il grado di involontarietà e la ricaduta sul corpo parlano lo stesso linguaggio dell’ipnosi che è l’unico modello di psicologia clinica a considerare aspetti della vita psichica qualil’anestesia (si pensi all’anorgasmia, ad esempio) o l’ideodinamismo (si pensi all’efficacia dell’ipnosi nel trattamento delle verruche)

In generale va ricordato che l’ipnoterapia si colloca tra le cosiddette  terapie brevi pur considerando al suo interno la possibilità di un approfondimento di un lavoro psicoterapico.

L’ipnosi ha un numero estremamente ampio di leggendemetropolitane molto alimentate dal cinema, spesso di tipo negativo, che può spaventare o comunque allontanare molte persone. 

Il tema più comune è quello dellatotale perdita di controllo: si ha paura che durante l’ipnosi il soggetto non abbia più alcun controllo volontario su di sé e che, quindi, sia totalmente nelle mani dell’ipnotista. L’ipnotista può far compiere anche atti non voluti, immorali o criminosi.

L’altro tema comune è quello secondo cui l’ipnosi permette esperienze paranormali(ricordare vite passate, entrare in contatto con i morti, sviluppare capacità telepatiche, ecc). Questa credenza trova il suo fondamento nel fatto che durante l’ipnosi avviene nel soggetto ipnotico una sorta di “allentamento” della capacità di analisi della realtà e di controllo consapevole sul proprio comportamento. 

Questo vuol dire che la persona che è in trance risponde alla realtà ipnotica in cui è assorto più di quanto faccia con la realtà “reale”. Questo “allentamento”, che è un fenomeno naturale e non è mai totale, ha alimentato tutte le credenze sbagliate rispetto all’ipnosi, come quella per cui il soggetto ipnotico possa essere vittima inconsapevole della volontà (maligna) dell’ipnotista.

Le credenze popolari costringono ancora oggi l’ipnoterapeuta a tranquillizzare il proprio paziente rispetto a questi temi addirittura prima dell’induzione; molte delle idee sbagliate sull’ipnosi (perdita totale del controllo, dire cose che si sarebbe preferito tacere, ecc), comunque,  possano essere modificatesemplicemente con una prima esperienza di trance.

Anche l’’ipnoterapia ricade sotto un numero illimitato di credenze: si tratterebbe di una forma di terapia estremamente efficace, al limite del miracoloso, o al contrario una prassi terapeutica ascientifica inutile o dannosa.

Alcuni pazienti, infatti, credono che sia possibile dare tutto il controllo della propria persona (emozioni, pensieri, comportamenti, atteggiamenti, ecc) ad un terapeuta, e che questo li aiuterà in tempi brevi a guarire senza fare alcuno sforzo attivo

Spesso a questa illusione di guarigione miracolosa si contrappone una delusione (che il paziente condivide con molti colleghi psicoterapeuti): il sintomo non scompare, e se lo fa è necessario aspettarsi una “ricaduta” (il sintomo ricompare dopo poco) o uno “spostamento” (compare un nuovo sintomo). Questa credenza fa si chel’ipnoterapia attragga e allo stesso tempo respinga le persone: spinge alcuni pazienti a richiedere l’ipnoterapia con richieste assurde (tipo: voglio dimenticare l’uomo con cui sono stata sposata per 10 anni e che mi ha lasciata per un altra), oppure lo allontana per la paura di poter essere manipolato da un ipnoterapeuta pooco preparato o poco corretto; spinge alcuni colleghi a voler apprendere l’ipnosi (come strumento potente di trattamento psicologico) mentre ne tiene lontani altri (l’ipnosi come trattamento non efficace e comunque “sintomatico”).

In realtà l’ipnoterapia è un modello di psicologia clinica serio, costantemente studiato e “messo alla prova” dalla comunità scientifica, che si concentra più sul cambiamento che sui motivi storici per cui una persona ha un sintomo. Questo interesse ha reso l’ipnosi centrale in ogni modello di psicoterapia e la modificazione dello stato di coscienza, attivamente cercato in ipnoterapia, è insieme alla bontà della relazione terapeutica, all’aspettativa positiva, e ad un atteggiamento attivo del paziente nei confronti della terapia un fattore centrale nel processo terapeutico di qualunque modello di psicologia clinica.

Si. Tutti possono essere ipnotizzati perché tutti vivono quotidianamente quelle esperienze normali di modificazione dello stato di coscienza che costituiscono le risorse personali per andare in trance.  Vivere una “quotidiana esperienza di trance”, tuttavia, è diverso dal sottoporsi ad una induzione ipnotica, in un contesto di ipnosi, con un ipnotista.

In questo caso è vero che alcune persone hanno una buona propensione ad entrare in trance “deliberatamente”, alcuni non ci riescono proprio, mentre altrivengono addirittura definiti “suggestionabili” per la facilità con cui entrano in trance e per la profondità in cui vi entrano.

In alcuni casi la variabilità nelle capacità ipnotiche delle persone dipende dalla relazioneche si instaura tra il soggetto e ipnotista, in altri casi dipende dalletecniche ipnotiche adottate, in altri ancora dalle caratteristichepersonologiche del soggetto: non è facile riuscire a vivere una esperienza forte come può essere quella di andare in trance se non si ha una certa propensione (suggestibilità) oppure se non si è instaurato un buon contatto umano con l’ipnotista o si nutrono dubbi circa l'efficacia del metodo o le capacità del terapeuta.

Va ricordato inoltre che l’incapacità di entrare in una trance ipnotica "profonda" non inficia in alcun modo una terapia ipnotica. In questi casi l’ipnotista semplicemente non lavora inducendo in modo formale una trance ipnotica, ma utilizza le caratteristiche ipnotiche della persona, le sue “trance spontanee” oltre che un linguaggio “ipnotico” per facilitare il processo di cambiamento e la soluzione del problema lamentato.

Si, tutti possono imparare ad ipnotizzare. Il problema nasce però quando ci si chiede lo scopo per il quale si vuole imparare l’ipnotismo.

L’ipnosi è infatti una prestazione medica specialistica e una forma di psicoterapiariconosciuta dalla comunità scientifica internazionale; è essenzialmente una procedura utilizzata da un sanitario o da un ricercatore all’interno di un contesto di cura o di ricerca scientifica.

Al medico, allo psicologo, all’odontoiatra è quindi vietatofavorire in qualsiasi modo chi esercita abusivamente un’attività sanitaria, ivi compresa l’ipnosi e l’ipnositerapia.

Il medico o l’odontoiatra apprendono l’ipnosi mediante corsi professionali post universitari della durata variabile di uno o due anni; il medico o lo psicologo che invece vorranno utilizzare l’ipnosi come modello di psicoterapia devono invece frequentare una scuola di specializzazione quadriennale riconosciuta dallo Stato Italiano.

Fuori da questo ambito legittimo, etico e legale, di ricerca o sanitario, l’ipnosi attrae quelle persone che non esercitano una professione sanitaria ma che sono state sedotte dalle possibilità di potere interpersonale che le false credenze sull’ipnosi garantisce.

L’obiettivo per cui si desidera apprendere l’ipnosi, in questo senso, è perlopiù legato a problemi personali di difficoltà di relazione interpersonale oppure a finalità di spettacolo.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è lo sviluppo e l'integrazione delle terapie comportamentali e di quelle cognitiviste, e si pone in una posizione di sintesi degli approcci neocomportamentisti, della REBT (Rational-Emotive Behavior Therapy) di Albert Ellis e della terapia cognitiva classica di Aaron Beck, di cui cerca di integrare i principali aspetti funzionali.

L'obiettivo del terapeuta cognitivo-comportamentale è di ridurre il comportamento di evitamento ed aiutare il paziente a sviluppare abilità di coping (il fronteggiare le situazioni). Questo può comportare:

Sfidare credenze false o auto-lesionistiche 
Sviluppare l'abilità di parlare a se stessi in modo positivo (self-talk positivo) 
Sviluppare la sostituzione di pensieri negativi 
Desensibilizzazione sistematica (usata principalmente per l'agorafobia e le fobie specifiche) 
Fornire conoscenze specifiche al paziente, che lo aiuteranno a fronteggiare le situazioni (per esempio se qualcuno soffre di attacchi di panico, gioverà l'informazione che le palpitazioni in se stesse, anche se rapide e prolungate, sono del tutto innocue). 
Al contrario delle prescrizioni mediche, l'efficacia della terapia cognitivo-comportamentale dipende da vari fattori soggettivi come la competenza del terapeuta e la convinzione del soggetto. Oltre alla terapia convenzionale "in studio", vi sono dei compiti cognitivo-comportamentali che i pazienti possono svolgere a casa come parte integrante della loro cura (i cosiddetti "Homeworks").

La psicoterapia della Gestalt è la psicoterapia parzialmente basata sulla psicologia della forma o psicologia della Gestalt, per sottolineare la configurazione di diversi elementi nel costituire un tutto armonico, che ha significato. La Gestalt, dunque, può essere considerata l'attitudine dello psichismo a legare tra loro dinamicamente gli elementi, costituendo un tutto significativo. 

La psicoterapia della Gestalt si considera a pieno titolo una forma di psicoterapia umanistico-esistenziale, in cui l'attenzione è posta sulla dinamica inarrestabile di creazione di configurazioni figura-sfondo, che rappresentano continui cicli di contatto tra l'organismo e l'ambiente che lo circonda.Lo scopo della Gestalt e' di far scoprire alla persona la "sua propria forma", il suo modello e la sua interezza.
L'analisi puo' costituire una parte del processo ma lo scopo della terapia della Gestalt e' l'integrazione di tutte le parti della persona.
In questo modo l'individuo puo' far emergere liberamente tutte le proprie potenzialita' rimaste, fino a quel momento, sopite o represse.

E' assai comune l'uso del termine "psicoanalisi" come sinonimo di "psicoterapia"; in realtà la psicoanalisi non è che una tra le tante forme di psicoterapia oggi esistenti.

Tale confusione è dovuta sia al fatto che storicamente la psicoanalisi è stata la prima forma di psicoterapia con solide basi teoriche, sia all'enorme influenza culturale e dunque alla grande notorietà che la psicoanalisi si è conquistata grazie alle geniali intuizioni del suo fondatore (Sigmund Freud).

Chi sente di avere bisogno di migliorare la qualità della sua vita, chi ricerca un maggiore equilibrio della propria affettività, chi desidera avere delle relazioni interpersonali o lavorative più soddisfacenti, chi vuole modificare in meglio alcuni comportamenti o vuole imparare ad essere più rilassato, ecc.

Esamina te stesso: se riesci a svolgere tranquillamente le tue occupazioni quotidiane di studio, di lavoro, familiari, senza particolari difficoltà; se hai buone relazioni con gli altri; se non ci sono problemi a livello delle funzioni primarie (alimentazione, sesso, sonno), se vivi serenamente le tue emozioni, allora non c'è bisogno di uno psicologo

Lo psicologo, certo, non è un mago né un indovino, né fa letture della corporeità seguendo le teorie che un tempo cercavano di collegare a tratti fisici personalità distinte. 
La regola generale, se di regola si vuole parlare, dice che lo psicologo può conoscere solo nella misura in cui la persona si rende disponibile e desidera farsi conoscere, raccontando esperienze di vita, proprie riflessioni, blocchi, vissuti, domande, aspettative.

Premesso che possono esserci delle differenze più o meno marcate tra i diversi approcci psicoterapeutici, possiamo dire che la psicoterapia si basa essenzialmente sul colloquio tra una persona che si trova in una condizione di disagio psicologico (il paziente/cliente) ed un'altra (il terapeuta) che possiede le competenze tecniche, oltre che le qualità umane e personali, necessarie per aiutarla a comprendere e risolvere le sue difficoltà. 

Solitamente cliente e terapeuta siedono l'uno di fronte all'altro; il primo esprime i suoi sentimenti, le sue idee, i suoi pensieri, ecc., il secondo crea le condizioni migliori perché ciò avvenga, ascolta attentamente, offre le sua comprensione empatica,  non emette giudizi, chiede o fornisce chiarimenti, ecc.

Anche in questo caso la risposta può variare a seconda del metodo terapeutico adottato, per cui si va da una frequenza mensile adottata in alcune nuove forme di terapia, alle  2-3 sedute settimanali della psicoanalisi classica. 

In genere, la maggior parte degli psicoterapeuti adotta la più comoda e funzionale frequenza settimanale.

E' l'accordo iniziale tra psicoterapeuta e paziente, in cui si stabiliscono tutte le regole della terapia, compresi gli obiettivi da raggiungere e gli aspetti economici.

E' uno dei tanti orientamenti teorici della psicologia.

E' una scuola fondata da Sigmund Freud tra la fine dell'800 e l'nizio del '900 e sviluppata dai successori, come Jung, Adler, Klein. E' molto conosciuta dal grande pubblico, per il valore di alcune intuizioni, ma anche perchè è stata usata (e abusata) in molti film o romanzi.

Da diversi anni la psicoanalisi è sottoposta a serie critiche, sia sulla sua teoria che sulla pratica clinica, ma il contributo che ha dato alla psicologia è certamente meritevole ancora di attenzione.

E' una pratica di cura dei problemi psicologici basata sulle teorie della psicologia. Per utilizzarla occorre una speciale abilitazione. E' basata sul dialogo ed usa svariate tecniche (ad esempio la desensibilizzazione sistematica, l'ipnosi, la ristrutturazione cognitiva, l'addestramento assertivo, ecc.).

L'analisi transazionale è una teoria psicologica ideata da Eric Berne negli anni cinquanta del XX secolo.

La teoria parte da assunti di base comuni ad altre teorie: ogni comunicazione avviene su due livelli che si influenzano reciprocamente, il contenuto (il cosa si dice) e la forma (il come lo si dice) 

Si comunica secondo segnali verbali e non verbali e se il verbale è contraddetto dal non verbale, ne è inficiato. Ciascuno di noi è libero e responsabile dei propri comportamenti.
L'obiettivo che ci si prefigge avviando la terapia AT è di ristabilire la spontaneità e di rendere più stabile la condizione di problem solving dell'individuo. In questo senso si tratta quindi di avvicinarsi alla condizione in cui le emozioni ci aiutano a risolvere i nostri problemi e a soddisfare i nostri bisogni, anziché contrastare i nostri sforzi ed intralciarli inutilmente.

La psicoterapia ericksoniana è una psicoterapia che deriva dal lavoro clinico di Milton H. Erickson e basa una parte importante della sua efficacia sull'ipnosi.

L'ipnoterapia ericksoniana, o psicoterapia ericksoniana, viene definita anche come psicoterapia breve (si deve proprio a Erickson il primo uso di questa locuzione). 

Si basa su alcuni assunti importanti:

  • il paziente è un individuo unico e pertanto unico sarà l'approccio utilizzato per curare il paziente (tayloring)
  • l'inconscio di ciascun individuo è pieno di risorse per risolvere i problemi del vivere quotidiano; le persone sono considerate come capaci di autoguarirsi e autocorregersi se riescono a farlo 
  • qualche individuo ha bisogno di aiuto per correggere i propri problemi e guarire dai propri sintomi; qualche volta una persona deve prima imparare delle abilità o deve orientare la propria attenzione verso nuovi modi di vedere le cose o di pensare 
  • i sintomi e i problemi comportamentali sono frutto di un'inadeguata relazione tra mente conscia e mente inconscia 
  • l'attività psicoterapeutica dell'ericksoniano è principalmente orientata alla risoluzione dei sintomi o dei problemi comportamentali portati nel setting dal paziente.

L’Analisi Bioenergetica è una disciplina olistica che integra il lavoro sul corpo al processo analitico, intervenendo contemporaneamente sul livello corporeo, emozionale e mentale di un individuo.
L'Analisi Bioenergetica e' un processo terapeutico che integra il lavoro sul corpo al processo psicoanalitico.
In sostanza, si cerca di comprendere la persona nella sua corporeita', attraverso l'espressione corporea e i processi energetici connessi.
L’Analisi Bioenergetica è una disciplina olistica che integra il lavoro sul corpo al processo analitico, intervenendo contemporaneamente sul livello corporeo, emozionale e mentale di un individuo.

La psicoterapia si basa essenzialmente sul colloquio, e non richiede necessariamente l'uso di test psicologici.

Alcuni terapeuti li escludono completamente o quasi dalla loro pratica clinica, altri li utilizzano in maniera considerevole per fini psicodiagnostici o per una valutazione obiettiva della personalità.

L'uso del lettino (o del divano) fu introdotto da Sigmund Freud per far rilassare i propri pazienti, quando, alla fine dell'800, andava perfezionando il proprio metodo terapeutico.

Oggi, fatta eccezione per la psicoanalisi,  l'uso del lettino è stato quasi totalmente abolito, e paziente e terapeuta siedono su una poltrona l'uno di fronte all'altro. In alcuni casi, e nei servizi pubblici più per necessità che per scelta, terapeuta e paziente siedono su una sedia uno di fronte all'altro, con in mezzo una scrivania.

In alcuni metodi psicoterapeutici l'ipnosi è molto usata  per il superamento di vari sintomi (di tipo fobico, ossessivo, ecc.); per l'eliminazione della dipendenza da fumo, alcol o droghe; per favorire il rilassamento psicofisico, il ricordo di eventi rimossi, la catarsi emotiva, ecc.; 

Pertanto, la possibilità di sottoporsi ad ipnosi, dipende molto dal metodo usato dal terapeuta a cui ci si rivolge, e, in ogni caso, sempre previo consenso esplicito da parte del paziente. Tuttavia NON tutte le forme di psicoterapia utilizzano tecniche ipnotiche

Se ci si trova in situazioni di malessere che si fa fatica a gestire, è meglio non lasciare passare molto tempo e non minimizzare la cosa.

Affrontare le situazioni prima che si aggravino, consente di trovare sollievo e benessere in tempi più brevi, prima che le conseguenze, e le conseguenze delle conseguenze, abbiano reso tutto più difficile e complesso. 

Tutti abbiamo diritto di vivere bene.

No, altrimenti si potrebbe fare psicoterapia anche dal barbiere, o davanti ad uno specchio...

Lo psicologo usa tutti gli strumenti della comunicazione, e svariate tecniche terapeutiche, per provocare il cambiamento comportamentale oggetto del contratto terapeutico.

E' bene rivolgersi ad uno psicoterapeuta quando ci si trova in una situazione di particolare disagio psicologico che rischia di compromettere le nostre capacità lavorative e il nostro adattamento sociale, tende a prolungarsi nel tempo e ci è impossibile superare da soli o con qualsiasi altro aiuto esterno (ad esempio da parte di un amico, di un familiare, del proprio medico, ecc.).

Sebbene molte ricerche  condotte a partire dagli anni '50 abbiano stabilito che la psicoterapia è sicuramente efficace, e che coloro che intraprendono un percorso terapeutico ottengono in media un miglioramento nettamente superiore e duraturo nel tempo rispetto a coloro che non lo fanno, per alcuni autori i dati emersi vanno presi con una certa cautela, in quanto la psicoterapia per la sua complessità e la sua natura idiografica (cioè particolare, unica, non generalizzabile) sarebbe poco adatta ad una investigazione scientifica di tipo tradizionale.

La ricerca sull'efficacia delle psicoterapie comincia ormai a dare risultati di un certo interesse. Gli studi internazionali, svolti negli Stati Uniti e dall'Organizzazione mondiale della sanità, stanno dimostrando che il lavoro psicoterapeutico, il sostegno terapeutico alle famiglie, integrato là dove necessario con l'utilizzo delle strutture intermedie di tipo comunitario, e con un accorto impiego di farmaci, contribuisce ad evitare nuove ospedalizzazioni e ricadute dei pazienti, migliorando la qualità della vita del singolo e della sua famiglia. 

Se a breve termine i risultati dell'intervento farmacologico sono analoghi a quelli della psicoterapia, nel lungo periodo, i vantaggi legati all'uso della psicoterapia nella prevenzione sono ammessi senza riserve sia da clinici che da ricercatori.
Il farmaco infatti tende a cronicizzare il paziente e ad essere più costoso, nel tempo, di ogni terapia preventiva. Ciò non toglie nulla alla necessità di utilizzare farmaci, in talune situazioni, in concomitanza con un trattamento terapeutico.


Valutazioni similari sono fatte nel trattamento delle psicosi, dei disturbi di personalità, delle nevrosi soprattutto quelle all'origine di tossicodipendenze, dove la psicoterapia si rivela quattro volte più efficace di qualsiasi farmaco. 
Un valore preventivo straordinario viene poi riconosciuto a proposito dei disturbi del bambino e delle difficoltà dell'adolescente se l'intervento è messo in atto per tempo ed insieme alle famiglie. 
Per queste ragioni anche in Italia è stato da poco presentato un Disegno di Legge volto a garantire a tutti i cittadini la possibilità di accedere a un servizio con la compartecipazione economica dello Stato.

 

Sicuramente si tratta di relazioni differenti: lo psicologo usa tecniche e modi che non si utilizzano tra amici, aiuta a trovare parole e significati, condivide ed empatizza con la persona su aspetti che sono molto intimi, privati e profondi; gli amici sono dei compagni di avventure, di esperienze nuove, simpatizzano nelle situazioni come non succede in terapia.

L'opportunità di intraprendere una psicoterapia piuttosto che una cura farmacologica, dipende essenzialmente dal tipo di disturbo di cui si soffre.

In alcuni casi sarà preferibile un intervento psicoterapeutico, in altri farmacologico, in altri ancora un intervento integrato; la decisione in genere viene presa dallo specialista di comune accordo con il paziente.

Dipende dal tipo di disagio e dalla richiesta del paziente.
Ci possono essere momenti di crisi legati a determinati eventi o inevitabili passaggi della vita, che non richiedono un lungo periodo per essere elaborati ed assimilati, oppure ci possono essere crisi o stati di disagio e sofferenza che risalgono ad antiche e croniche mancanze che i consueti modi escogitati per colmarle non riescono più a tacitare, in questi casi necessariamente la psicoterapia avrà tempi più lunghi

Prima di tutto perché decidere di intraprendere una psicoterapia significa sempre assumersi la responsabilità di sé stessi e della propria vita , e smettere di credere che debbano essere gli altri a risolverci la vita.
Anche quando si è convinti che rivolgersi a uno psicoterapeuta sia una dichiarazione d’impotenza, in realtà è un’assunzione di responsabilità verso se stessi.
In secondo luogo perché inevitabilmente nel corso di una psicoterapia ci saranno  momenti di frustrazione e dolore ed occorre forza e coraggio per affrontarli.
Un cammino del genere perciò non è davvero né per “debolii”, né per chi non ce la fa.     

Infatti solo se tra loro si crea la cosidetta “alleanza terapeutica”, la terapia sarà efficace.
Metodi e teorie sono unicamente strumenti e griglie di lettura che facilitano il lavoro, ma fondamentale in ogni psicoterapia, a qualunque scuola appartenga lo psicoterapeuta, è quello che accade all’interno della relazione che si sviluppa tra terapeuta-paziente.

Premesso che possono esserci delle differenze a seconda dell'approccio psicoterapeutico adottato, e che alcuni terapeuti preferiscono variare di volta in volta il tempo delle sedute a seconda delle esigenze del momento, generalmente la durata di una seduta terapeutica è di circa 50-60 minuti.

E' praticamente impossibile fornire una risposta a questa domanda,  in quanto la durata di una psicoterapia dipende da molti fattori: il metodo e le tecniche adottate dal terapeuta; la sua competenza ed esperienza; il tipo di problema presentato dal paziente e la sua motivazione al cambiamento; la qualità della relazione terapeutica; l'obiettivo preposto; ecc. 

Volendo dare comunque una risposta indicativa, possiamo dire che una psicoterapia che mira  ad un cambiamento positivo della personalità e non alla semplice eliminazione di un sintomo, può richiedere dalle 40 alle 80 sedute, il che equivale, in termini di tempo e considerando una frequenza settimanale, ad una durata che va dai 10 mesi a quasi due anni

Dipende da tante variabili, da poche settimane a più anni. Quello che è certo è che la psicoterapia deve dare risultati: se non ci sono miglioramenti (concreti), è inutile andare troppo avanti, si butterebbero solo soldi e tempo. In alcuni centri si pratica la psicoterapia breve, che ha la stessa efficacia dimostrata (spesso anche maggiore) di interventi più lunghi.

Ogni psicoterapeuta stabilisce il proprio onorario facendo riferimento al  Tariffario Professionale degli Psicologi. A tutt'oggi le cifre di riferimento sono le seguenti:

 Psicoterapia individuale: da un minimo di €70 ad un massimo di €140

● Psicoterapia di coppia o familiare: da un minimo di €70 ad un massimo di €185

● Psicoterapia di gruppo: da un minimo di €20 ad un massimo di €70 

 

Naturalmente se la psicoterapia viene effettuata presso un servizio pubblico (Ospedale, Centro di salute mentale, Consultorio, ecc.) i costi sono molto più ridotti e, in certi casi, persino inesistenti.

Dopo le scoperte di Freud, che portarono nei primi decenni del '900 alla nascita e al consolidarsi della psicoanalisi, le teorie e gli approcci psicoterapeutici sono andati moltiplicandosi in maniera smisurata. Basti pensare che se alla fine degli anni '50 esistevano 36 modelli psicoterapeutici, alla fine degli anni '70 se ne contavano già 130 e alla fine degli anni '80 più di 460!

Quando mi sento giù e non ho voglia di fare, si può parlare di depressione? 

Non è detto.

Occorre esaminare meglio la situazione. Ci potrebbero essere altre spiegazioni, da problemi fisici, a disagio esistenziale, a esigenze insoddisfatte, ecc.

A)Momenti di difficoltà legati al normale sviluppo dell'individuo nel suo ciclo di vita: Infanzia, Adolescenza, Età adulta, Terza età
- difficoltà del bambino a casa o a scuola;
- problemi legati allo sviluppo adolescenziale;
- difficili rapporti di coppia o della famiglia;
- il difficile compito del genitore;
- situazioni di affido o adozione;
- mobbing;
- problemi legati alla menopausa;
- difficoltà al momento della pensione e nella fase dell'invecchiamento.
B) Situazioni di sofferenza o disagio che si prolungano da molto tempo.
C) Disagio legato a situazioni particolari.

  • Psicoterapie a orientamento psicoanalitico:40% - 80% (Le misurazioni sono spesso carenti nel distinguere i dati relativi a disturbi specifici diversi);
  • Terapie comportamentiste:60% - 75% (Queste, però, portano a cambiamenti superficiali e, dunque, frequenti sono le ricadute);
  • Terapie familiari:50% - 70% (Sono poco indicate per fobie e ossessioni);
  • Terapie rogersiane:50% - 70% (Sono limitate a disturbi lievi);
  • Psicoterapie cognitive:60% - 75% (L'applicabilità è estesa a tutte le forme di nevrosi);
  • Psicoterapie brevi-analitiche:50% - 75% (L'applicabilità è limitata solo ad alcuni tipi di disturbi);
  • Psicoterapie brevi-strategiche:60% - 90%.

I dati su indicati hanno, purtroppo, una utilità pratica un po' limitata. Manca, infatti, l'indicazione dell'efficacia, individuata per i singoli disturbi. Inoltre, le percentuali sono eterogenee e non realmente confrontabili, in quanto provengono da molteplici ricerche, realizzate con metodologie diverse, talvolta riferentesi anche a un concetto di efficacia non corretto.(Nardone G., Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti)

Lo psicologo è un professionista che, dopo la Laurea in Psicologia, ha superato l'esame di Stato e si è iscritto all'Albo Professionale della sua Regione, per poter esercitare la professione. Se non ha l'iscrizione all'Albo, è come un laureato in altra disciplina, ad esempio in Legge, che può insegnare o fare altro, ma non è avvocato. Lo psicologo può fare diagnosi, valutazioni, interventi di prevenzione, ma non "cura". Non utilizza farmaci come metodologia di lavoro.

Lo psicoterapeuta è un professionista che ha proseguito il percorso di formazione, di cui l'Ordine ha riconosciuto la validità iscrivendolo all'Elenco degli psicoterapeuti. E' colui che "cura", che lavora per eliminare il sintomo, la patologia, il disagio e aiutare la persona a tornare ad una condizione di benessere, magari migliore di quello precedente. Non utilizza farmaci per lavorare con le persone, benchè possa prevedere la combinazione di psicoterapia e psicofarmacologia. Con la normativa attuale, può essersi specializzato dopo una Laurea in Psicologia o Medicina.

Lo psicoanalista è un professionista che ha seguito una formazione analitica, freudiana o post freudiana (classicamente lavora col lettino); l'esplorazione dell'inconscio viene finalizzata ad un migliore adattamento al presente e ad una migliore conoscenza di sé. 

Vi sono poi altre professioni, come quella del sociologo, del pedagogista e del filosofo, che non hanno obiettivi di cura, in quest'area, ma piuttosto di consulenza non psicologica.

La persona diventa protagonista attivo della sua vita, imparando come reagire e risolvere situazioni di sofferenza e stress, migliorando la qualità della propria vita. L'obiettivo è lo sviluppo individuale, in cui "l'uomo diventa ciò che è sempre stato", ovvero ciò che avrebbe voluto essere e che non è mai riuscito.

Uno psicologo può essere credente o ateo, sono fatti suoi. La psicologia di per sè non ha alcun diritto di esprimersi sulla religione, può soltanto studiare il comportamento religioso, che è un'altra cosa. La psicologia è una scienza del comportamento, la religione ha un ambito diverso, che riguarda le grandi domande dell'uomo su se stesso, sulla vita, sull'eternità, su Dio.

Qualche volta ci possono essere degli equivoci, tipo delle false depressioni che in realtà esprimono una ricerca religiosa. In tal caso la correttezza professionale impegna lo psicologo a non "curare" il paziente come se fosse depresso, ma semmai a sostenerlo e orientarlo con rispetto in una sua ricerca spirituale (che è una cosa che va fatta fuori dalla terapia, senza confondere le materie).

Diverse ricerche sulla psicoterapia compiute negli anni '70 e '80 oltre a stabilire l'efficacia della psicoterapia, portarono ad un risultato abbastanza sorprendente, e cioè che nessun metodo tra quelli presi in considerazione ― a dire il vero, una minima parte rispetto a quelli esistenti ― poteva ritenersi significativamente superiore agli altri.

 

Farsi "curare" un sintomo o un problema da uno psicologo e/o psicoterapeuta o al contrario da un non professionista fa la stessa differenza che corre, tra il farsi curare un dente da un dentista o da un rappresentante di biancheria. 

In altre parole, lo psicologo e/o psicoterapeuta ha seguito un percorso di studi e di formazione che garantisce l'aver acquisito tecniche e competenze riconosciute; un non professionista può fornire spunti di riflessione, può stimolare la crescita personale, ma non è curativo e può creare complicazioni anziché essere facilitante. E' importante sapere a chi ci si rivolge e per che cosa.

Nella psicoterapia di coppia, le sedute durano mediamente un'ora e mezzo o 2 perché ci sia tempo di far esprimere entrambi i membri della coppia. Il terapeuta si pone l'obbiettivo di migliorare la condizione di ognuno dei due pazienti, mantenendo una posizione di neutralità. Quando la coppia ha figli, il rapporto viene analizzato anche in relazione all'educazione e al rapporto con i figli.

No.

La psicoterapia di coppia si propone di aiutare le persone coinvolte in un rapporto in crisi ad analizzare e rivalutare la loro reciproca posizione.

L'esito non può essere conosciuto prima della terapia perché la psicoterapia tende a portare a conoscenza dell'individuo le motivazioni profonde. Alcune coppie riescono a superare crisi gravi ricostituendo una vita di coppia salda; altre coppie decidono di separarsi pur avendo avuto come sintomo un problema apparentemente di piccola entità. La psicoterapia di coppia in molti casi aiuta ad affrontare una separazione che altrimenti può far agire le persone in modo molto aggressivo e inadeguato.

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