Psicoterapia Sistemico Familiare

L’obiettivo del terapeuta è quello di costruire una storia con la famiglia nel contesto della terapia, che renda possibile apprendere come ricercare significati diversi negli eventi e nei comportamenti reciproci, sperimentando nuove alternative di rapporto.

L’obiettivo, non sono tanto i nuovi contenuti, ma l’apprendimento da parte dei membri della famiglia di una metodologia di lavoro, che permetta loro di conciliare l’essere di ciascuno con l’appartenere alla stessa storia evolutiva e di continuare a farlo fuori dalla relazione con il terapeuta.
La terapia è quindi volta a favorire una ricostruzione storica degli avvenimenti familiari, a studiare le trasmissioni intergenerazionali di miti, di stereotipi, di tagli emotivi, di processi di immaturità per cui i veri protagonisti sono le generazioni, che verranno convocate di volta in volta in terapia, con l’obiettivo di ridare alla famiglia il suo tempo evolutivo e permettergli di vivere il presente senza sentirlo come una ripetizione del passato o come uno schema obbligato per il futuro.
Il terapeuta è parte integrante del processo psicoterapeutico con la famiglia.
Il suo compito infatti è quello di attivare la potenzialità del sistema familiare perché possa, in prima persona, diventare artefice del cambiamento utilizzando elementi e informazioni già presenti, almeno a livello potenziale, nella famiglia stessa. Quello che muta sono i significati attribuiti all’esperienza.
Il concetto di relazione terapeutica ha un ruolo centrale e il terapeuta viene visto come una sorta di regista che aiuta la famiglia a riscrivere il copione della sua storia e i suoi singoli membri a dar vita a dei racconti personali.
La persona del terapeuta diventa lo strumento di cambiamento. Il suo cambiamento permette il cambiamento del paziente (Whitaker, 1990).
Se intendiamo, come terapeuti,  avvicinarci e contenere la sofferenza di tante famiglie in difficoltà, non è sufficiente aver a disposizione delle tecniche ma è fondamentale mettere in gioco noi stessi e i nostri pregiudizi nei confronti delle nostre stesse famigli d’origine.
Il metodo è quindi basato sul fare insieme, dentro e fuori la terapia, un’esperienza che permetta di risvegliare potenzialità presenti nel sistema, nella sua storia e nell’esperienza differenziata dei suoi membri.

n questo modello di psicoterapia la famiglia viene considerata “come se fosse” un sistema. Ogni comportamento viene letto e compreso come funzione della relazione.

Viene abbandonata una concezione del sintomo come anomalia individuale e viene coniato il termine “paziente designato”, il portatore del sintomo che esprime, anche a nome degli altri membri del sistema, le difficoltà legate alla crescita e all’evoluzione. Viene definito come obiettivo della terapia non più il solo cambiamento del singolo, ma la modificazione dei modelli di relazione tra gli individui.

Il processo di comprensione dell’individuo e delle sue tappe di sviluppo viene inserito in uno schema di osservazione trigenerazionale che permette di “vedere” i comportamenti attuali di una persona come metafore relazionali, cioè come segnali indiretti di bisogni e coinvolgimenti emotivi del passato che trovano lo spazio e il tempo di manifestarsi concretamente nelle relazioni presenti.

La costruzione di nuovi legami affettivi e la loro evoluzione sono legate alla possibilità di separarsi da questi vincoli passati.
L’approccio trigenerazionale rappresenta un orientamento, nell’ambito della terapia sistemica, che tiene conto della dimensione storico-evolutiva del sistema con cui il terapeuta interagisce.
La dimensione storico-evolutiva del sistema, non riguarda solo l’individuo portatore di una specifica difficoltà ma anche gli altri componenti della famiglia, nel senso che, ciò avviene non solo per la storia personale del paziente ma anche per quella dei genitori e delle loro relazioni con le rispettive famiglie di orgine.
Punto di partenza di questo orientamento è la ricostruzione della trama intergenerazionale di una famiglia, attraverso tutte quelle informazioni che possono essere utili a cogliere differenze e creare connessioni tra le varie dimensioni storiche delle relazioni.  E’ l’influenza dei diversi piani generazionali che tende a condizionare le scelte dei singoli attraverso processi di trasmissione intergenerazionale.
Utilizzare la famiglia d’origine come risorsa per la terapia individuale, di coppia e familiare è il logico esito e l’applicazione clinica dell’idea che forze transgenerazionali nascoste esercitano un’influenza critica sulle relazioni intime attuali” ( Framo, 1992).
Le difficoltà che una persona ha nella coppia, nella famiglia o con se stessa possono essere visti come sforzi riparativi che hanno lo scopo di correggere antichi paradigmi relazionali che sono sentiti come disturbanti e che provengono dalla famiglia di origine.

La famiglia rappresenta il luogo dove ogni individuo apprende il modello di famiglia e quindi cosa significa essere figlio, essere fratello, essere genitore o coniuge. È nella famiglia che l’individuo costruisce la sua identità ed il suo modello di riferimento emozionale.
Il movimento della psicoterapia sistemica mette in luce la tendenza del ricercatore a spostare la sua attenzione dai fattori intrapsichici ai fenomeni interpersonali e ai contesti in cui hanno luogo. Il comportamento di un individuo è comprensibile alla luce dell’organizzazione e del funzionamento del sistema di relazioni in cui è inserito.

Ogni evento ed azione, compreso il comportamento sintomatico, hanno un intento comunicativo.
Il sintomo di un membro, vuole comunicare un disagio relazionale dell’intera famiglia, che presenta un conflitto tra continuità e cambiamento, tra legami di appartenenza e bisogni di individuazione dei suoi singoli componenti.
Alla prassi di curare una malattia isolando il paziente si sostituisce quella di osservare e intervenire nel contesto sociale.

Al pregiudizio che reputa una famiglia “colpevole” per i disturbi di un suo componente, si preferisce la ricerca nel concreto di risorse familiari e sociali che individuano soluzioni al problema in chiave evolutiva piuttosto che applicare una logica “riparativa” al disagio psicologico e mentale.